YouGov, prezzi elevati e poca informazione frenano gli stili di vita “sani”
YouGov, prezzi elevati e poca informazione frenano gli stili di vita “sani”
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Dall’edizione 2024 dell’indagine “Who cares? Who does? Health” realizzata da YouGov, emerge che gli stili di vita “sani” in Italia sono frenati dai prezzi elevati e dalla poca informazione. In Italia la maggior parte della popolazione reputa di trovarsi in una buona condizione di salute sia fisica (61%) sia mentale (69%) e si considera il principale “sostenitore” del proprio benessere, seguito dal supporto dello stato (25,2%) e per una percentuale inferiore dai rivenditori (10,3%) e dagli esercenti (10,4%). Tuttavia, il 53% degli italiani trova nel prezzo la prima barriera per l’acquisto di prodotti “non processati”; mentre la scarsa chiarezza delle etichette influisce sul carrello della spesa del 21% di loro che, per un buon 18%, si dichiara confuso su quanto un prodotto sia effettivamente “genuino”.
I cluter dell’indagine
Per comprendere i comportamenti dei consumatori in Italia, all’interno del consumer panel indagato (un campione di famiglie italiane selezionato all’interno del consumer panel di YouGov), la popolazione è stata suddivisa in tre macrocategorie: gli health active (salutisti attivi), consumatori che si impegnano costantemente in una corretta routine di benessere, caratterizzata da una dieta ricca di vitamine e cibi freschi; gli health moderate (salutisti moderati), consumatori che adottano solo alcune pratiche di vita salutare, con conseguente acquisto di prodotti mediamente sani; gli health passive (salutisti passivi), consumatori che non adottano molte pratiche “salutari” e sono più propensi ad acquistare categorie di alimenti zuccherati e snack ultra-processati.
Occhio di riguardo per l’healthy
I dati rilevati da YouGov rivelano che i prodotti con ingredienti definiti “healthy” (per lo più freschi e genuini, con un livello limitato di zuccheri e in generale non processati) vengono considerati con un occhio di riguardo nel carrello degli italiani. Tra questi si distinguono il pane (52%), l’acqua in bottiglia (48%), i cibi probiotici (72%), gli integratori (67%) e i multivitaminici (58%). Al contrario, invece, tra gli alimenti considerati più deleteri per la salute, i consumatori italiani inseriscono la carne (21%), il latte (15%), ma anche gli energy drink (67%) e, in generale, le bevande zuccherate (75%).
Il prezzo fa la differenza
L’indagine rivela che il prezzo è uno dei principali ostacoli per l’acquisto di prodotti “sani” così come l’informazione carente sulle etichette dei prodotti presenti sugli scaffali. Se da un lato, dunque, un prezzo equo viene richiesto soprattutto dai consumatori health moderate e passive (per circa il 59%); il 50% degli health active vorrebbe maggiori specifiche sugli ingredienti descritti sulle confezioni, oltre che una comunicazione più precisa su benefici e rischi del consumo di un determinato alimento confezionato.
Health active, un target importante per i retailer
All’interno del comparto della grande distribuzione, gli health active influiscono sul 32% del fatturato per un valore di 838,42 miliardi di euro e il 12% considera i retailer responsabili nel garantire uno stile di vita salutare. All’interno di questa categoria, gli acquirenti prediligono per lo più circuiti non tradizionali (ad esempio i negozi specializzati e tradizionali), ma anche la distribuzione moderna ha un ruolo importante. Le principali insegne della grande distribuzione (Conad per il 14%, Esselunga per il 10% e Coop per il 9%) si avvantaggiano, inoltre, per la possibilità di offrire un assortimento più ampio. Contrariamente, gli health moderate ritengono che le aziende produttrici siano alleate preferenziali (11%) per i loro acquisti.
Il ruolo della Mdd
In prospettiva futura marchi e distributori potrebbero essere, quindi, validi supporti per i consumatori in Italia che hanno dichiarato di essere spesso confusi dalle informazioni riportate sulle etichette e, di conseguenza, di non avere fiducia sulla effettiva “genuinità” di un alimento (26%). Andrebbero, inoltre, a contribuire alla riduzione della barriera dei prezzi, ad aumentare le scelte di assortimento e anche a dedicare aree speciali per gli alimenti sani e naturali, così da coinvolgere un numero maggiore di italiani nell’acquisto di tali prodotti.
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