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La fiducia è poca e i consumi si fermano
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La fiducia è poca e i consumi si fermano
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Nel quarto trimestre del 2007 l’aumento delle spese incomprimibili - affitti, utenze, carburanti e trasporti – e la perdita del potere di acquisto dei salari di un consistente numero di famiglie ha determinato il calo di fiducia dei consumatori. Questi, in sintesi, i principali elementi emersi dall’Outlook sui Consumi Censis-Confcommercio.
Su tutto il territorio nazionale, nel periodo preso in esame, è infatti diminuito consistentemente l’indice di propensione al consumo: da 2,52 del terzo trimestre a 2,34. Dal Nord al Sud, indipendentemente dalla vocazione produttiva dei territori e dalla loro apertura all’export, si sono registrati i valori più bassi dell’anno.
I pessimisti, sono passati dal 31,7% del 2006 al 39,9% del 2007, ed è aumentata la percentuale (+5%) di coloro che prevedono di spendere di meno. Gli ottimisti (44,8% degli intervistati) sono invece diminuiti di circa 8 punti sul quarto trimestre del 2006 (52,2%) e si sono confermati in calo (46,8%) anche rispetto al terzo trimestre dell’anno appena terminato.
Quasi il 58% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver incrementato, seppure di poco, le proprie spese, anche se solo il 25% di chi ha indicato di avere aumentato i propri consumi ha affermato di essersi concesso qualche acquisto extra.
Tra le spese straordinarie ai primi posti figurano l’acquisto di un nuovo pc o di un elettrodomestico, gli interventi di manutenzione dell’abitazione e i viaggi.
Da ricordare, inoltre, che reale o percepito che sia, l’aumento dei prezzi di alcune categorie di beni e servizi essenziali si sta configurando come un problema grave perchè erode i salari, già contenuti per una parte della popolazione.
E per il futuro? Le spese obbligate, la percezione dell’inflazione e la ridotta fiducia sulle possibilità di incrementare sia i propri redditi che i risparmi, uniti alla riduzione del Pil, nel 2008 potrebbero causare una stagnazione dell’attività economica e dei consumi pro capite, risultando peggiore non solo del biennio 2006-2007, ma addirittura rispetto alle dinamiche in calo del quinquennio 2001-2005.
Su tutto il territorio nazionale, nel periodo preso in esame, è infatti diminuito consistentemente l’indice di propensione al consumo: da 2,52 del terzo trimestre a 2,34. Dal Nord al Sud, indipendentemente dalla vocazione produttiva dei territori e dalla loro apertura all’export, si sono registrati i valori più bassi dell’anno.
I pessimisti, sono passati dal 31,7% del 2006 al 39,9% del 2007, ed è aumentata la percentuale (+5%) di coloro che prevedono di spendere di meno. Gli ottimisti (44,8% degli intervistati) sono invece diminuiti di circa 8 punti sul quarto trimestre del 2006 (52,2%) e si sono confermati in calo (46,8%) anche rispetto al terzo trimestre dell’anno appena terminato.
Quasi il 58% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver incrementato, seppure di poco, le proprie spese, anche se solo il 25% di chi ha indicato di avere aumentato i propri consumi ha affermato di essersi concesso qualche acquisto extra.
Tra le spese straordinarie ai primi posti figurano l’acquisto di un nuovo pc o di un elettrodomestico, gli interventi di manutenzione dell’abitazione e i viaggi.
Da ricordare, inoltre, che reale o percepito che sia, l’aumento dei prezzi di alcune categorie di beni e servizi essenziali si sta configurando come un problema grave perchè erode i salari, già contenuti per una parte della popolazione.
E per il futuro? Le spese obbligate, la percezione dell’inflazione e la ridotta fiducia sulle possibilità di incrementare sia i propri redditi che i risparmi, uniti alla riduzione del Pil, nel 2008 potrebbero causare una stagnazione dell’attività economica e dei consumi pro capite, risultando peggiore non solo del biennio 2006-2007, ma addirittura rispetto alle dinamiche in calo del quinquennio 2001-2005.
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