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Giù i prezzi della pasta: -5%. Effetto Barilla

Giù i prezzi della pasta

Giù i prezzi della pasta: -5%. Effetto Barilla

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Emanuele Scarci

Mercato della pasta in tensione competitiva. Giù i prezzi e volumi stabili.  Secondo i dati Circana, nel primo semestre del 2024 le vendite di pasta secca nella distribuzione moderna hanno raggiunto 527 milioni di euro (-5,3%), i prezzi medi sono scivolati del 5% a 1,80 euro/kg mentre i volumi sono rimasti sostanzialmente in equilibrio, -0,3%.


Sul taglio dei prezzi ha probabilmente contribuito il leader di mercato Barilla che lo scorso febbraio ha annunciato che avrebbe abbassato i prezzi di pasta, merendine e biscotti dal 7 al 13% per tutto il 2024. Parma ha spiegato il cut price con la necessità di aiutare «la spesa alimentare di molti italiani che, sempre di più, fanno fatica ad arrivare a fine mese».
Dopo la mossa a sorpresa di Barilla, gran parte dei competitor ha seguito, obtorto collo, la stessa strada. Da ricordare che nell’intero 2023 i prezzi della pasta secca erano rimbalzati in media del 9%.

Bussola da ritrovare

«In realtà – osserva Emidio Mansi, direttore commerciale di Pasta Garofalo – i prezzi erano in calo già dal secondo semestre del 2023. Chi nel secondo semestre 2023 non li aveva diminuiti, si è inserito ad inizio 2024 nel trend avviato da altri. Ovvio che poi il dato complessivo del mercato si muove se si muove chi ha un peso ponderato maggiore. E i concorrenti non hanno potuto trascurare questa novità».

Poi Mansi sottolinea il momento di estrema incertezza che domina il pastario. «Con un mercato in piena evoluzione è assolutamente impossibile fare previsioni, stante l’ipercompetitività del settore e la libertà strategica che compete ai distributori. L’unica certezza è che, in questa fase, è impossibile che i produttori possano arrotondare i margini. Si investono tutte le risorse disponibili». 

Nei fatti, la relazione semestrale di Ebro Foods, la multinazionale spagnola che controlla, con una quota del 52%, il pastificio gragnanese Garofalo, recita che «le vendite di Garofalo sono state molto vivaci durante il primo semestre, guidate in gran parte da un investimento significativo in promozione. I prezzi sono rimasti stabili, in un momento in cui la maggior parte della concorrenza li sta abbassando». In Italia, Ebro Foods controlla anche Bertagni e Olivieri (pasta fresca) e detiene una partecipazione di minoranza in Riso Scotti.

Grano meno salato
Il calo al consumo dei prezzi della pasta è stato reso più facile dalla picchiata del grano duro, le cui quotazioni sono scivolate, la scorsa settimana, mediamente del 20% rispetto a un anno fa e del 40% rispetto al 2022. Le quotazioni del grano italiano sono scese nonostante un raccolto in caduta del 15%, causa siccità al Sud. Ma a guidare i prezzi sono i mercati internazionali che rimangono cedenti a causa delle produzioni dei big mondiali, come Canada e Stati Uniti.

«Anche in questo caso – aggiunge Mansi – bisognerebbe capire di quali grani parliamo e in quale momento è stato acquistato. Ribadisco che, in questa fase, le difficoltà di analisti sono enormi».
Nella guerra della pasta fra brand italiani, allo scorso giugno, Barilla si ritagliava una quota di mercato a volume in prossimità del 21%; a distanza, al 15%, le private label. A seguire, Divella e De Cecco fra il 10,5% e l’11%. La Molisana è a ridosso del 10%, inseguita da Rummo (7,5%), Garofalo (6,5%) e Voiello (oltre il 4%).

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