Ri.Nova lancia Sinergia, un programma triennale per proteggere la vite da flavescenza dorata e legno nero con tecniche innovative: monitoraggi automatici, trappole smart, biostimolanti e lotta biologica di frontiera.
I cosiddetti “giallumi” della vite – la flavescenza dorata e il legno nero – rappresentano oggi una delle principali minacce per la viticoltura italiana ed emiliano-romagnola: aggressive, pericolose e, se non adeguatamente contenute, potenzialmente fatali per il vigneto.
Queste fitopatie attaccano i filari che, senza trattamenti efficaci, nel giro di pochi anni, vedono drasticamente ridotta la produttività fino ad annullarla, con danni economici che pesano sull’intera filiera vitivinicola.
Per rispondere a questa emergenza nasce Sinergia-Sostenibilità, innovazione tecnologica e resilienza nella lotta ai giallumi della vite, un progetto triennale coordinato da Ri.Nova in collaborazione con università, cantine e imprese agricole del territorio (tra le quali le Università di Bologna e Ferrara, Agrintesa, Caviro, Cantine Riunite & Civ e Terre Cevico, Astra Innovazione&Sviluppo).
“Sinergia nasce con un obiettivo chiaro: fornire strumenti concreti alle imprese vitivinicole per rendere la lotta ai giallumi più efficace e sostenibile – spiega Maria Grazia Tommasini, a capo del settore produzione integrata e biologica di Ri.Nova e responsabile organizzativo del progetto – e sviluppare strategie a basso impatto per prevenire e contenere la diffusione delle malattie, garantendo la salvaguardia dei vigneti e la competitività delle aziende”.
Per raggiungere il traguardo il progetto si sviluppa in diverse linee di ricerca: “dai sistemi di monitoraggio automatizzato delle viti che mostrano tracce delle fitopatie alle trappole smart per il controllo dello Scaphoideus titanus, parassita responsabile della diffusione della flavescenza dorata; dalle sperimentazioni di prodotti naturali e biostimolanti per rafforzare le difese della pianta, fino ai trattamenti termici per ottenere materiale vivaistico sano e privo di microrganismi che potrebbero favorire l’insorgere dei giallumi, e all’endoterapia, cioè all’iniezione di prodotti fitosanitari e nutritivi direttamente nel tronco delle piante”, prosegue Tommasini.
Ed è proprio quest’ultima pratica che sta portando all’attenzione dei ricercatori dati confortanti:
“Avviato nel luglio 2024, il progetto ha già prodotto dati significativi. Tra le sperimentazioni più promettenti spicca l’endoterapia con l’iniezione nella vite di prodotti ammessi in agricoltura biologica attivi contro i fitoplasmi – spiega Claudio Ratti, responsabile scientifico di Sinergia –. Con l’endoterapia lavoriamo a una soluzione alternativa e di supporto alle tecniche oggi disponibili, nel pieno rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. In particolare, la metodologia adottata in questo progetto potenzia l’efficacia dell’endoterapia grazie all’impiego dell’alta pressione”.
“Si tratta di una tecnologia che consente non solo l’inserimento mirato del prodotto all’interno della vite, ma anche una sorta di ‘lavaggio’ dei vasi linfatici quando risultano occlusi o compromessi dall’azione dei patogeni. I primi risultati sono molto incoraggianti – conclude Ratti – le piante trattate hanno mostrato reazioni positive e i dati raccolti aprono prospettive promettenti per il futuro della viticoltura”.
Accanto alle attività di ricerca e sperimentazione, Sinergia dedica ampio spazio alla formazione e alla divulgazione. “Sono previsti incontri didattici nelle scuole, laboratori e giornate dimostrative in campo, ma anche momenti di confronto con cittadini e comunità locali. L’obiettivo è diffondere la cultura della sostenibilità agricola e una maggiore consapevolezza dei rischi fitosanitari che minacciano la viticoltura, rafforzando così il legame tra il mondo della ricerca, le imprese agricole e la società civile”.