Centri commerciali: uno sviluppo ancora sotto pressione
Centri commerciali: uno sviluppo ancora sotto pressione
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Non è bastato attendere il 2021 per determinare le conseguenze della crisi generata dalla pandemia sul retail real estate.
Ma se i tempi si allungano, non mancano segnali di ripresa. A dirlo è la ricerca annuale sui centri commerciali italiani di Reno per Confimprese, che presenta un quadro molto in chiaroscuro.
La pipeline 2021-2023 prevede 3 ampliamenti il prossimo anno, di cui 2 posticipati dal 2021, e 10 nuove aperture. Queste ultime sono il risultato di un’inaugurazione programmata entro fine anno, di un’altra, fissata per il 2021, ma posticipata al 2022, e di 8 progetti, che taglieranno il traguardo, al massimo, nel 2023. Da sottolineare che il 40% delle novità riguarderà la città metropolitana di Milano.
E, insieme agli investimenti, ci sono altre, seppur timide, note positive: “La nostra base associativa – spiega Mario Resca, presidente di Confimprese – evidenzia un aumento dei flussi nei centri commerciali nelle prime settimane di ottobre, passati dal -20% dei mesi precedenti a un -10 per cento. Un segnale, quest’ultimo, che sottolinea la fiducia degli italiani nella ripresa del sistema Paese e il ritrovato desiderio di retail fisico”.
I flussi di visitatori, tuttavia, calano, globalmente, del 27% rispetto al 2019, per il perpetuarsi di alcune limitazioni anche nel 2021.
Intanto il tasso di vacancy dei centri commerciali aumenta in tutte le tipologie, dagli insediamenti di tipo prime, a quelli provinciali e locali, un fenomeno da attribuire, inutile dirlo, alle sofferenze conseguenti alla pandemia.
Nei complessi di tipo premium la latenza dei tenant è parzialmente indotta dai progetti di miglioramento e di nuova commercializzazione, avviati dalle proprietà.
Da sottolineare, per contro, come il dinamismo di alcuni comparti, primo fra tutti quello della ristorazione, con formule “verticali” come il Poké, stia contribuendo a calmierare l’indice di vacancy.
Sul versante immobiliare la situazione si presenta immutata rispetto al 2019. Malgrado il 2020 e i suoi strascichi, le richieste di affitto per i nuovi progetti, o per l’ingresso in centri già avviati, sono, numericamente, le stesse del 2019. Rallenta, in ogni caso, la commercializzazione dei nuovi progetti, in quanto i contratti presentano valori, in proporzione, più elevati.
Una recente ricerca Reno evidenzia che il saldo dei movimenti di sviluppo (aperture meno chiusure), tra il 2019 e l’estate del 2021, si dimostra stabile (-1%), e ciò sottolinea come le grandi insegne abbiano, da un lato, lavorato sull’ottimizzazione delle loro reti e, dall’altro, continuato ad aprire punti vendita.
Il quadro cambia a seconda della merceologia: la ristorazione è sempre, come detto, il moderno astro del retail, nonostante la pandemia, mentre moda e cosmetica presentano una nati-mortalità negativa.
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