Produttori e distributori ricorrono alla "shrinkflation" per contrastare l’inflazione
Produttori e distributori ricorrono alla "shrinkflation" per contrastare l’inflazione
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di Claudia Scorza
Per mitigare l'aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi operativi, i maggiori produttori e distributori di prodotti di marca stanno ricorrendo alla "shrinkflation", strategia di marketing attraverso cui le aziende riducono la quantità di prodotto presente nelle confezioni dei beni di largo consumo, mantenendo i prezzi sostanzialmente invariati.
Diminuendo le dimensioni delle confezioni o la quantità di prodotto offerta e mantenendo i prezzi più o meno invariati, le aziende sperano di realizzare gli stessi volumi di vendita.
È il caso di Mars, che ha ridotto le dimensioni delle confezioni multipack di Maltesers e Twix, o di Upfield, che ha fatto lo stesso con i prodotti a marchio Bertolli. Unilever, invece, ha ridimensionato il peso dei gelati Magnum, delle saponette Dove e dei detergenti per bucato Lenor.
Comportamento analogo anche per i distributori, che hanno diminuito la quantità di prodotti a marchio proprio. Tesco ha ridotto di 50 grammi il peso dell'intera gamma di piatti pronti a marchio del distributore e, precedentemente, anche Morrisons aveva agito in modo simile.
Se la quantità di prodotto viene ridimensionata non è detto che il prezzo rimanga invariato, anzi talvolta aumenta. Le associazioni dei consumatori stanno insistendo affinché le aziende indichino chiaramente quale sia la riduzione delle dimensioni, del peso o della quantità; tuttavia, alcune aziende non soddisfano tale richiesta.
L'aumento dei costi di produzione ha persino spinto Danone a ridurre la gamma di prodotti. L'intero assortimento di referenze dell'azienda è in fase di revisione. Per il momento, nessuna linea è stata soppressa completamente, ma sono stati limitati i gusti e i tipi di confezioni disponibili.
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