Le logiche e le dinamiche commerciali della grande distribuzione organizzata si stanno spingendo sempre più verso l’introduzione negli assortimenti di prodotti tipici e tradizionali, soprattutto per rispondere alle esigenze del consumatore moderno. Il nuovo orientamento rappresenta un’opportunità per i piccoli e medi produttori, che si devono rafforzare per entrare in un mercato ampio e competitivo.

Questi, in sintesi, alcuni degli elementi emersi al convegno “Proporre la qualità: i prodotti tipici, tradizionali, tutelati e garantiti a livello europeo, nel sistema distributivo moderno, realtà e prospettive” - organizzato in collaborazione con Federdistribuzione - presentato nei giorni scorsi a Milano, in occasione del terzo Gran Tour della Qualità Alimentare.

L’interesse verso i prodotti tipici coinvolge ormai tutti i format della distribuzione organizzata: dall’ipermercato al supermercato, dai superette ai discount. Un interesse dettato principalmente dalle richieste della clientela: sempre più attratta da prodotti di qualità e desiderosa di vivere una stimolante esperienza nei punti vendita. Gli operatori del marketing sono quindi indotti a considerare i bisogni di coloro che acquistano come dei desideri da soddisfare. “Il consumatore moderno – afferma Salvatore Ranchetti, direttore assicurazione qualità Esselunga – è particolarmente attento e dimostra di essere disponibile a investire nell’alimentare se gli vengono presentati dei prodotti con un valore aggiunto reale. Dobbiamo quindi capire le sue esigenze, espresse e inespresse, e puntare sulla qualità dell’assortimento”.

Per quanto riguarda i consumi domestici, la gdo ormai governa gran parte del mercato alimentare, sia in termini di vendite a valore che a volume. Oggi è possibile affermare che circa i 3/4 delle vendite passano da questo canale che, per quanto riguarda la qualità dei prodotti, riesce a seguire tutti i passi della filiera, dalla produzione alla distribuzione. Una distribuzione sempre più attenta alla richiesta da parte della clientela locale. “L’assortimento delle catene – ha continuato Ranchetti – è molti diversificato a seconda della località e della zona in cui si trova il punto vendita. Sono soprattutto le gamme di latticini, salumi, formaggi e vini a mutare a seconda della zona”.

La gdo sta lavorando anche sul fronte dell’export. Considerando che l’Italia è conosciuta in tutto il mondo, è infatti necessario realizzare dei prodotti tipici da esportare in altri paesi. “Salvaguardare il tessuto imprenditoriale dei produttori di tipici – dichiara Riccardo Chiriatti, direttore freschi Carrefour - è la regola principale di queste azioni”. Secondo Claudio Truzzi, direttore servizio qualità Metro Italia, è, infatti, da tenere presente che “Esiste un vero mercato europeo e internazionale e le aziende medio piccole se lo vogliono servire si devono attrezzare in questo senso, dal punto di vista della sicurezza alimentare e della gestione della logistica. Il management non deve venire meno. Lo sforzo che le aziende della gdo stanno facendo è quello di mettere insieme delle aziende che possono garantire qualità e tipicità”.

L’altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è la competitività di altri paesi nei confronti dei prodotti made in Italy. “In Cina, ad esempio – continua Truzzi - si producono prodotti simili ai nostri, che vengono poi esportati in tutto il mondo. Il prosciutto crudo, tanto per citarne uno, viene realizzato in un’area simile a quella che abbiamo noi vicino a Parma. In questo caso per tutelare il nostro prodotto tipico, il consorzio deve dimostrare di essere forte non solamente in Italia, ma anche all’estero, intraprendendo significative azioni”.

Il convegno promosso da Federdistribuzione ha illustrato la necessità di sviluppare i prodotti made in Italy. Gdo, industria e consorzi di tutela sono quindi chiamati ad adottare delle efficaci strategie di valorizzazione che consentano ai nostri tipici di mantenere una posizione di rilievo nel mercato internazionale.