Innovazione, soprattutto. Ma non solo. Da uno sguardo agli attuali scenari economici italiani ed europei a un’analisi dei vincoli italiani allo sviluppo e alla maggiore competitività delle imprese, dalle nuove tendenze in tema di shop experiences alla definizione di modelli di business di successo, da una gestione sempre più complessa e congiunta delle informazioni da parte di idm e gdo fino ai temi della globalizzazione e dello sviluppo sostenibile. Si è discusso e ci si è confrontati su molti temi alla XXIII edizione dell’Incontro Nielsen, svoltosi nei giorni scorsi al Forte Village di Santa Margherita di Pula. Presente, come sempre, il gotha dell’industria e della distribuzione.

Dopo “La riscoperta dei fondamentali” (2005) e le “Convergenze competitive” (2006), il dibattito di quest’anno – intitolato “Branding the future - Il coraggio di cambiare”, ha visto come tema dominante proprio l’innovazione.

Il direttore marketing di ACNielsen Italia, Stefano Galli, ha definito l’appuntamento come “un tentativo di guardare avanti per prepararsi alle sfide di domani”. Anticipare è infatti meglio che reagire – ha sottolineato nel suo intervento - : “Determina meno rischi e produce più benefici”.

E di spunti per riflettere sul futuro prossimo, in effetti, ve ne sono stati molti. Tanti almeno quanti sono stati gli interventi dei numerosi e qualificati relatori. A cominciare da Alberto Alesina, docente della Harvard University. L’economista, dopo avere impietosamente illustrato le cause che hanno condotto l’Europa - e l’Italia in particolare - a una condizione di scarsa competitività e produttività nei confronti degli Usa (arretratezza tecnologica legata alla eccessiva fossilizzazione dei settori produttivi su schemi tradizionali e ottimismo politico fuori luogo, con conseguenze note per esempio in tema di spesa sociale) ha individuato la via per il cambiamento e per l’innovazione nella deregolamentazione di aree strategiche (dei servizi, dei servizi finanziari, del commercio) con il fine di favorire la liberalizzazione del mercato e la concorrenza, incrementando i livelli di produttività ed efficienza.
Vincenzo Perrone, docente dell’Università Bocconi, ha parlato invece di strategie individuali e organizzative per l’innovazione. Innovare – ha dichiarato Perrone - non è facile, anche perché spesso ci si scontra con il potere e lo status quo. Le organizzazioni, inoltre, sono portate al cambiamento solo quando vivono situazioni di criticità. Il rischio, insomma, quando si parla di innovazione, è quello di “dormire sugli allori”. Occorre dunque mettersi sempre in discussione ed essere portatori di una “illusione positiva” che funga da molla allo sviluppo e al miglioramento.
“Innovazione – ha concordato Andrea Pontremoli, amministratore delegato di IBM Italia - è la capacità di creare un sogno. Non è tecnologia, ma un modello di business. La potenza di calcolo ormai ha raggiunto livelli inimmaginabili, Quindi il problema non è più la tecnologia, ma l’uso che ne facciamo.
La parola, naturalmente, è andata anche alle imprese del largo consumo e del mondo retail. A raccontare la propria storia di “pionieri” nel dare una svolta decisiva al business e all’identità aziendale grazie a un mix di creatività, coraggio e innovazione sono stati così i rappresentanti di Ikea, Colruyt-Group, Zara, Nokia, Interdis, Lavazza. Gli elementi comuni e peculiari emersi da tali testimonianze sono stati in qualche modo sintetizzati da Andrea Petronio di Bain&Co. “Cos’hanno in comune i brand di successo?” – si è chiesto Petronio -. Tre i fattori individuati: mettere a punto idee innovative, realizzarle alla perfezione e ripeterle con successo; ragionare a lungo termine basandosi su innovazione e comunicazione; farsi guidare dai clienti superando il difficile test del “mi consiglieresti ad un amico”?

L’Incontro Nielsen è stato anche l’occasione per presentare i risultati della ricerca “Le nuove dimensioni e criticità delle politiche commerciali”. Una ricerca, nata dalla collaborazione tra ACNielsen Italia e il Cermes-Università Bocconi, con l’obiettivo dichiarato di “individuare i fenomeni che attualmente stanno condizionando e penalizzando le politiche commerciali del mondo dell’industria e della distribuzione proponendo modelli di business eccellenti alle aziende che intendono fare innovazione”.

I dati emersi nel rapporto sono stati presentati da Stefano Fina di ACNielsen Italia e da Daniele Fornari di Cermes-Bocconi e commentati da un parterre di capi d’azienda e responsabili commerciali di aziende leader nella distribuzione moderna, tra cui: Francesco Pugliese (Conad), Stanislas De Gramont (Danone), Giorgina Gallo (L’Oreal) e Mario Maiocchi (Metro), intervenuti al dibattito sulle politiche assortimentali; Francesco Del Porto (Barilla), Vincenzo Carbone (Carrefour), Mario Cifiello (Coop Italia) e Luca Nobili (Kraft) a quello sulle politiche della convenienza.

La parte forse più deludente è arrivata dal contributo dei politici. Passi per l’intervista fatta da Vespa a Casini, nella quale l’inevitabile verve polemica dell’esponente Udc è stata stemperata dalla spettacolarizzazione dell’intervista stessa. Ma l’intervento del ministro per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive Melandri è stato a dir poco imbarazzante: un noioso monologo autoreferenziale sulle attività svolte dal Ministero in questi primi dodici mesi di vita del Governo che aveva tutto il sapore di un comizio.