Il 2016 è l’anno della speranza. La pensa così più di un terzo degli italiani. Un sesto, invece, identifica il nuovo anno con il cambiamento: se si considera cosa ci lasciamo alle spalle anche quest’ultima connotazione può avere un segno positivo. Non mancano però le aspettative negative. Per il 14% del campione, infatti, il timore, ma non la crisi tout court, è il sentimento dominante.

Sono questi i risultati fondamentali del sondaggio di inizio anno e le previsioni sui consumi di Coop all’indomani delle festività, tratte dal “Rapporto Coop”, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione di Ref. Ricerche, il supporto d’analisi di Nielsen e i contributi di Gfk, Demos, Doxa, Nomisma e Ufficio Studi Mediobanca.

Per l’anno appena iniziato il 55% degli italiani non prevede mutamenti di rilievo nelle proprie spese, ma si registra un piccolo saldo positivo tra chi vede gli acquisti in crescita (17,8%) e chi li stima in calo (16,2%), pur con notevoli differenze territoriali e socio-demografiche.

Le intenzioni restano negative per gli adulti (oltre i 35 anni d’età), il Sud e soprattutto per le famiglie in condizioni economiche disagiate. Prevedono, invece, un netto incremento del proprio shopping i ceti alti e i millennials, forse in ragione del loro maggiore ottimismo sul futuro. Centro e Nord-Ovest sono più sereni del Nord Est.

Tra i sogni nel cassetto i nostri connazionali inseriscono, per questo 2016, un pò di sano edonismo a cui avevano dovuto rinunciare sotto il giogo della crisi. Così quasi il 42% dichiara di voler smettere di rimandare a tempi migliori i viaggi e le vacanze e il 32% tornerà a godersi spettacoli e svaghi. Al terzo posto tra le ambizioni, trova nuova centralità il cibo, tanto che il 20% desidera incrementarne la qualità. Seguono, a pari merito, la ristrutturazione della casa e la palestra/cura di sé (entrambe al 16%).

I pronostici inducono a pensare che i consumi delle famiglie cresceranno, nei 12 mesi, dell'1,4 per cento. Per individuare una variazione dello stesso ammontare occorre tornare indietro di 10 anni e, per un dato superiore, si deve invece fare riferimento al 2000, anno in cui i budget dei nostri connazionali fecero segnare un +2,3 per cento.

A dispetto di tale incremento, dopo la crisi i consumi pro capite nel 2016 saranno ancora ai livelli degli anni Novanta, comunque più bassi di oltre 1.700 euro rispetto al 2007, con una riduzione di oltre il 9% rispetto a quell'anno.

Se si vanno a osservare le singole voci di spesa, si scopre che saliranno, nel 2016, i beni e servizi ai quali gli italiani avevano rinunciato con più difficoltà e/o imposti dalla nuova cittadinanza digitale. Aumenteranno ancora del 9% gli acquisti di smartphone - ma a fronte di prezzi unitari sempre più bassi - e torneranno al segno più, dopo anni di declino, i prodotti ricreativi (cinema, teatri, intrattenimento, ristoranti, viaggi e vacanze), oltre, come già detto, alle spese per il benessere personale e per il miglioramento dell'ambiente domestico (ristrutturazione, elettrodomestici, mobili ecc.).

In questo contesto i fatturati della grande distribuzione rafforzeranno lievemente il positivo risultato del 2015, ma rimarranno comunque sotto la soglia dell'1% a totale assortimento. Nel 2016 resteranno in negativo le vendite del non food, ma torneranno a crescere oltre la media i freschi a peso variabile. Si ridurrà ancora lievemente la pressione promozionale, mentre il carrello perderà ancora una piccola porzione del suo valore medio, tuttavia con un processo di progressiva decelerazione.