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Petfood e petcare, la crisi abbaia ma non morde

Petfood e petcare, la crisi abbaia ma non morde
Petfood e petcare, la crisi abbaia ma non morde

Petfood e petcare, la crisi abbaia ma non morde

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Luca Salomone

di Luca Salomone

È sempre tempo di crescita per il petfood e se si risparmia, non si risparmia certo su Fido.

E così, anche nel 2021, il mercato italiano dei prodotti alimentari per cani e gatti, nei canali principali - grocery, petshop tradizionali e in catena - ha sviluppato un giro d’affari di 2.419 milioni di euro, per un totale di oltre 658 mila tonnellate, con un incremento del 7,1 per cento in valore e del 5 per cento in volume, dunque ben oltre la media del largo consumo confezionato, che ha chiuso l’anno a +3,1 per cento. Aggiungendo i negozi per animali di proprietà della Gdo (52 milioni di euro) e l’online (62 milioni), si arriva a 2.533 milioni, per un totale che supera le 682 mila tonnellate, con un incremento complessivo del fatturato dell’8,4% e del 5,9 in quantità.

Sessantacinque milioni di pet

I dati, elaborati da Iri, non sono altro che le cifre chiave del XV Rapporto Assalco-Zoomark che rileva, sulla base delle stime Euromonitor, un nuovo ampliamento della popolazione degli animali domestici, fino a 64,7 milioni di presenze, di cui quasi 30 milioni pesci, 13 milioni uccelli, 10 milioni gatti, 8,7 milioni cani e poco più di 3 milioni tra piccoli mammiferi e rettili.

Ma, ancora più del numero, conta il legame fra uomini e pet: «Negli ultimi quindici anni, ovvero da quando viene pubblicato il nostro rapporto, si osserva un’evoluzione molto positiva della relazione fra gli italiani e i loro animali - commenta Gianmarco Ferrari, presidente di Assalco -. Registriamo un consolidamento del ruolo dei pet nella famiglia e nella società. La pandemia, con le lunghe permanenze in casa, è stata senza dubbio un acceleratore, ma di un processo già in atto da diverso tempo e che si traduce in una sempre maggiore attenzione per il benessere degli animali domestici, un versante sul quale l’industria lavora da sempre attraverso la scienza della nutrizione e con un processo di ricerca costante sia sul food, sia sul non-food».

Cani e gatti in pole position

A tenere banco, sempre nel 2021, sono stati cani e gatti, che hanno trainato di nuovo il segmento alimentare. Iri osserva che, nei due canali leader, Gdo generalista e specializzati, i prodotti per felini rappresentano il 53,7% del valore, con un fatturato di 1,3 miliardi, mentre quelli per cani si attestano al 46,3% ovvero a 1.120 milioni di euro.

Anche il cibo per gli altri animali da compagnia, per quanto circoscritto nelle dimensioni per ragioni evidenti, torna a crescere: a valore del 3,3% e a volume del 10,6%, sviluppando 12,5 milioni di euro presso ipermercati, supermercati e liberi servizi. Il segmento principale è quello degli uccelli, seguito dai prodotti per roditori.

Il ruolo da protagonisti degli animali d’affezione sostiene anche l’incremento del pet care, che, secondo Iri, totalizza 77 milioni di euro nell’anno terminante a dicembre 2021, in salita del 5,8 per cento.

I segmenti più dinamici sono quelli dei giochi, con un incremento del 12,5%, e dei prodotti per l’igiene (tappetini assorbenti igienici, salviette, shampoo, spazzole, deodoranti...), con un delta positivo dell’8,7 per cento.

Le lettiere per gatto, rilevate a parte, costituiscono il più importante mercato non food nel canale Gdo, con vendite pari a 80 milioni di euro (+4,6 per cento).

I canali puntano sul premium

La rincorsa si conferma nel lungo periodo: in 15 anni l’alimentare ha più che raddoppiato le vendite con un tasso di crescita medio a valore del 5,7 e del 3,1 a volume, a riprova di uno spostamento della domanda e dell’offerta verso le fasce premium e superpremium, nonché dell’interesse dei proprietari e dei responsabili di acquisto verso beni con sempre maggiori contenuti di innovazione e servizio.

Sono profondamente cambiati, dal 2007, anche i canali del petfood. Se nel 2007 il grocery generalista assorbiva il 70% delle vendite e il restante 30% era appannaggio degli specialisti, nel 2021 la Gdo ha ridotto il suo peso al 56,3%, mentre il petshop è salito al 41,3, anche grazie allo sviluppo delle catene, ed è comparso il commercio elettronico, che, in un tempo relativamente breve, ha conquistato il 2,4 per cento di quota in valore. Inoltre, sono nate nuove insegne specializzate, promosse dalla moderna distribuzione e contrassegnate anch’esse da un elevato livello di servizio, dalla presenza di uno staff qualificato, da servizi di toelettatura e, a volte, di consulenza e cure veterinarie.

Tutti i canali, inoltre, hanno indistintamente ampliato gli assortimenti nella fascia alta e inserito formati e referenze sempre più diversificati e targettizzati a seconda della razza, della taglia, dell’età e dello stile di vita. Insomma, il passo in avanti, rispetto alla vecchia ciotola, con un po’ di alimenti della tavola domestica, è stato enorme, anche perché tutti hanno acquisito il concetto che gli animali sono sì nostri grandi amici, ma non per questo possono e devono mangiare come noi, almeno per restare in salute.

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