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Osservatorio Immagino: come la pandemia influenza il carrello

Osservatorio Immagino: come la pandemia influenza il carrello
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Osservatorio Immagino: come la pandemia influenza il carrello

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Redazione

La nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, l’ottava, racconta – fra i moltissimi altri fenomeni – i condizionamenti della pandemia sul mondo del largo consumo italiano, misurati con una doppia ottica: da un lato monitorando l’evoluzione dei claim e delle informazioni volontarie presenti sulle confezioni e, dall’altro, collegando i prodotti alle vendite canalizzate da supermercati e ipermercati.

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I dati provengono da oltre 115.000 referenze nel canale Gdo, un paniere enorme, che è raddoppiato rispetto alla prima edizione dello studio e che, nell’anno terminante a giugno 2020, ha sviluppato 37,6 miliardi di euro, pari all’82,1% del sell-out realizzato da ipermercati e supermercati.

Per rilevare l’influsso della pandemia, che ha inciso pesantemente, sul secondo semestre analizzato, l’Osservatorio ha costruito due panieri, uno nel food e l’altro nel non food, in cui ha raccolto i prodotti che hanno evidenziato in etichetta almeno un claim collegabile alle nuove esigenze dettate dall’emergenza, come efficacia nel rimuovere germi e batteri, capacità di rinforzare il sistema immunitario, presenza di vitamine considerate benefiche.

Nel caso dell’alimentare, in 12 mesi le vendite dei 950 prodotti così circoscritti sono aumentate del 5,3 per cento. Invece il sell-out dei 647 articoli non alimentari allineati all’emergenza, ha fatto segnare un incredibile +27% anno su anno.

Per il food, si legge, “fra le categorie più coinvolte in questa dinamica ci sono state lo yogurt intero (+19% nei 12 mesi), lo yogurt da bere (+10,9) e lo yogurt funzionale (+3,4), i cereali per la prima colazione (+29,7), i surgelati di pesce al naturale (+20,5), gli integratori e i complessi vitaminici (+15,1), il latte fermentato/kefir (+96,2) e le bevande di mandorla e cocco (+58,3)”, un insieme con un indiscutibile profilo salutare.

Come detto è però nel non food che la divaricazione fra i beni con claim ‘antivirus’ – in questo caso decisamente più espliciti - evidenzia tutto il suo impatto. “La forbice – riporta lo studio - è stata particolarmente ampia nei detergenti per le superfici (+30,1% con claim, +4,4 senza), nei beni per l’igiene personale (+21 con claim, -2,2 senza), nei prodotti per la cura dei tessuti (+28,6 e -0,4%), nel parafarmaceutico (+61,6 vs +5,1) e nei detersivi per bucato (+13 e -4,8)”.

Fra gli articoli dichiarati efficaci contro germi e batteri la migliore performance annua è stata realizzata dai detergenti per le piccole superfici (+65% di sell-out), seguiti dai saponi per la persona (+52), dai detergenti per pavimenti (+32) e dai prodotti per il trattamento del bucato (+30), come gli igienizzanti.

Altro tema emergente si conferma la sostenibilità, che forma però un trend di lungo periodo e dunque, temporalmente, molto più costante delle variazioni riconducibili al Covid-19. L’Osservatorio Immagino ha rilevato che il 20,9% dei prodotti monitorati riporta in etichetta almeno un claim, o una certificazione, relativi a questo concetto e riferiti a quattro tipologie di azioni: management sostenibile delle risorse, agricoltura e allevamento sostenibili, responsabilità sociale e rispetto degli animali.

Il carrello della spesa “green”, come esce dallo studio, abbraccia ora più di 24.000 prodotti, che hanno generato 9,1 miliardi di euro di vendite e che, in 12 mesi, hanno messo a segno una crescita del 5,5% a valore.

Potente, come lo è da anni, ma ulteriormente rafforzato durante l’emergenza, è il concetto di italianità e vicinanza dei prodotti alimentari. Sono oltre 21.000 le referenze – 8,2 miliardi di euro in valore - che, in Gdo, sottolineano in etichetta la provenienza nazionale, regionale, locale.

Gli indicatori di mercato sono, in questa edizione dell’Osservatorio, ulteriormente positivi e migliorativi, con un 26,3% di quota sul totale food e con un incremento, in anno mobile, del 6,3 per cento.

“Sono tanti i claim, le indicazioni, o le immagini, con cui le aziende rimarcano l’italianità dei prodotti – si legge -, ma il più utilizzato è anche il più intuitivo, la bandiera, che campeggia sul 14,9% dei prodotti venduti in super e ipermercati. A giugno 2020 questo paniere ha registrato vendite in aumento del 5,3% rispetto a giugno 2019, amplificando in modo netto il +0,7% dell’anno mobile precedente. Merito anche della maggior presenza del tricolore su un ampio numero di categorie di cui gli italiani hanno aumentato gli acquisti durante il lockdown: uova, surgelati vegetali, olio extravergine di oliva, sughi pronti, latte Uht, avicunicoli di quarta lavorazione, birre e affettati”.

Scarica l'Osservatorio Immagino GS1 Italy

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