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Non food in cerca di nuovi equilibri
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Non food in cerca di nuovi equilibri
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«Anche se cambiasse il ciclo economico, le esperienze degli ultimi sei anni di incertezze e rinunce hanno lasciato un segno nel consumatore che ha imparato a conviverci, disegnando una nuova normalità. L’avanzata digitale, dal canto suo, ha cambiato tutte le fasi del processo d’acquisto, dalla raccolta di idee e informazioni allo scontrino. Le imprese dovranno partire da lì. La domanda non è se vincerà il commercio fisico o il digitale, perché il consumatore desidera che vincano entrambi». Così Marco Cuppini, direttore del Centro Studi di GS1 Italy | Indicod-Ecr, commentando i dati della XII edizione dell’” Osservatorio Non Food”, realizzato in collaborazione con TradeLab e quest’anno arricchito con un focus sul consumatore curato da GfK Eurisko.
Il 2013 è stato un altro anno difficile per l’economia italiana. La contrazione del Pil (-1,3% in termini reali) e della domanda interna (-2,6) e il forte aumento della disoccupazione (11,5%) sembrano avere spostato ancora una volta in là le aspettative di ripresa.
I consumi in generale, nessuno escluso, hanno accusato il colpo, contraendosi dell’1,2%, a valori correnti e del 2,5 a valori costanti (-4% nel 2012).
Il non alimentare ha perso un 4% (valori correnti), che diventa però un -0,9% se ci si limita al grocery non alimentare. Il gran totale delle vendite non food è sceso a 98 miliardi euro segnando una flessione del 3,9% (nel 2012 era stata però del -5,2 per cento).
Tutti i comparti hanno registrato, per il secondo anno consecutivo, un calo che, in alcuni casi - abbigliamento e calzature, tessile, cancelleria, articoli per lo sport e giocattoli – ha voluto dire anche un peggioramento del trend negativo. In questo senso si sono portati meglio l’arredamento, il bricolage e l’edutainment che, pur mantenendo un saldo in rosso, hanno visto ridursi la perdita rispetto al 2012.
La flessione delle vendite non food nel 2013 ha avuto un impatto diverso, ma comunque negativo, sui due canali principali. Lo sviluppo di ipermercati e supermercati ha continuato a trovare forti difficoltà. Per il primo anno il numero di iper sul territorio – considerando il saldo tra aperture, chiusure e cambi di formato - si è dimostrato in diminuzione. Ma anche la rete moderna specializzata, dopo il primo segnale negativo dello scorso anno, ha continuato a contrarsi sotto il profilo delle vendite: -2,5%, anche in conseguenza di una sempre più aspra competizione multicanale. Particolarmente penalizzati i punti vendita del settore brico.
Uno scenario insomma con pochissime luci, a parte, come si è detto, un certo rallentamento del trend negativo.
I pareri dei consumatori, interpellati da GfK Eurisko, si rivelano interessanti e confermano quello che gli osservatori più attenti avevano percepito fin dai primi momenti della crisi, cioè un cambiamento permanente nel modo di accostarsi all’offerta di beni e servizi.
La recessione, infatti, sembra essere stata in un certo senso metabolizzata e il futuro dovrebbe procedere verso un nuovo equilibrio, il che non significa una maggiore spesa, ma, appunto, differenti stili di consumo. Stili caratterizzati da una maggiore raccolta di informazioni e da maggiori confronti di prezzo, ma anche da nuovi luoghi, spesso virtuali, nei quali perfezionare le transazioni.
Esiste ancora il “piacere” dello shopping, ma in questo processo il digitale e le tecnologie giocano un ruolo importante.
Almeno per il momento l’acquisto finale avviene ancora nei punti vendita fisici, ma il cosiddetto showrooming, ossia l’utilizzo del negozio come luogo di pura ispirazione, è dietro l’angolo. Scegliere sullo scaffale e comprare poi su un sito Internet sta diventando sempre più normale.
Digitale e fisico dunque, combinati in diverse proporzioni e soluzioni, permeano l’intero processo d’acquisto: uno completa l’altro e questo è particolarmente vero per il non alimentare, che non pone barriere significative, come la deperibilità delle merci.
Chiudiamo con un esempio lampante del bisogno di mixare il canale fisico con quello telematico, specialmente nel settore dei beni durevoli e per la casa. Si tratta dell’iniziativa lanciata lo scorso autunno dal leader Coop, con Coop on line, grande polmone non food appunto, che ha già superato 3,2 milioni di visitatori, 200.000 iscritti alla newsletter, mentre è in corso il rafforzamento dell’offerta che raggiungerà, a regime, circa 11.000 prodotti.
Il 2013 è stato un altro anno difficile per l’economia italiana. La contrazione del Pil (-1,3% in termini reali) e della domanda interna (-2,6) e il forte aumento della disoccupazione (11,5%) sembrano avere spostato ancora una volta in là le aspettative di ripresa.
I consumi in generale, nessuno escluso, hanno accusato il colpo, contraendosi dell’1,2%, a valori correnti e del 2,5 a valori costanti (-4% nel 2012).
Il non alimentare ha perso un 4% (valori correnti), che diventa però un -0,9% se ci si limita al grocery non alimentare. Il gran totale delle vendite non food è sceso a 98 miliardi euro segnando una flessione del 3,9% (nel 2012 era stata però del -5,2 per cento).
Tutti i comparti hanno registrato, per il secondo anno consecutivo, un calo che, in alcuni casi - abbigliamento e calzature, tessile, cancelleria, articoli per lo sport e giocattoli – ha voluto dire anche un peggioramento del trend negativo. In questo senso si sono portati meglio l’arredamento, il bricolage e l’edutainment che, pur mantenendo un saldo in rosso, hanno visto ridursi la perdita rispetto al 2012.
La flessione delle vendite non food nel 2013 ha avuto un impatto diverso, ma comunque negativo, sui due canali principali. Lo sviluppo di ipermercati e supermercati ha continuato a trovare forti difficoltà. Per il primo anno il numero di iper sul territorio – considerando il saldo tra aperture, chiusure e cambi di formato - si è dimostrato in diminuzione. Ma anche la rete moderna specializzata, dopo il primo segnale negativo dello scorso anno, ha continuato a contrarsi sotto il profilo delle vendite: -2,5%, anche in conseguenza di una sempre più aspra competizione multicanale. Particolarmente penalizzati i punti vendita del settore brico.
Uno scenario insomma con pochissime luci, a parte, come si è detto, un certo rallentamento del trend negativo.
I pareri dei consumatori, interpellati da GfK Eurisko, si rivelano interessanti e confermano quello che gli osservatori più attenti avevano percepito fin dai primi momenti della crisi, cioè un cambiamento permanente nel modo di accostarsi all’offerta di beni e servizi.
La recessione, infatti, sembra essere stata in un certo senso metabolizzata e il futuro dovrebbe procedere verso un nuovo equilibrio, il che non significa una maggiore spesa, ma, appunto, differenti stili di consumo. Stili caratterizzati da una maggiore raccolta di informazioni e da maggiori confronti di prezzo, ma anche da nuovi luoghi, spesso virtuali, nei quali perfezionare le transazioni.
Esiste ancora il “piacere” dello shopping, ma in questo processo il digitale e le tecnologie giocano un ruolo importante.
Almeno per il momento l’acquisto finale avviene ancora nei punti vendita fisici, ma il cosiddetto showrooming, ossia l’utilizzo del negozio come luogo di pura ispirazione, è dietro l’angolo. Scegliere sullo scaffale e comprare poi su un sito Internet sta diventando sempre più normale.
Digitale e fisico dunque, combinati in diverse proporzioni e soluzioni, permeano l’intero processo d’acquisto: uno completa l’altro e questo è particolarmente vero per il non alimentare, che non pone barriere significative, come la deperibilità delle merci.
Chiudiamo con un esempio lampante del bisogno di mixare il canale fisico con quello telematico, specialmente nel settore dei beni durevoli e per la casa. Si tratta dell’iniziativa lanciata lo scorso autunno dal leader Coop, con Coop on line, grande polmone non food appunto, che ha già superato 3,2 milioni di visitatori, 200.000 iscritti alla newsletter, mentre è in corso il rafforzamento dell’offerta che raggiungerà, a regime, circa 11.000 prodotti.
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