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Riapertura: non è un Paese per giovani

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Riapertura: non è un Paese per giovani

Riapertura: non è un Paese per giovani

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Redazione

Da domani, lunedì 18 maggio, pur con tutte le cautele del caso, si riparte.

Lo ha confermato, durante la conferenza stampa di sabato, 16 maggio, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Nel commercio e nei servizi riprendono i centri commerciali e outlet, tutta la ristorazione, le pasticcerie, i parrucchieri, barbieri e centri estetici, l’abbigliamento e calzature, i centri balneari, mentre slittano di qualche giorno, al 25 maggio, palestre, piscine e centri sportivi. Per i cinema bisognerà invece attendere il 15 giugno. Il tutto a condizione che le Regioni accertino che la curva epidemiologica sia sotto controllo e che vengano adottati protocolli di sicurezza.

Fra le altre novità importanti c’è il via libera agli spostamenti all'interno della regione senza nessuna limitazione e autocertificazione. Si potrà andare dove si vuole: in un negozio, in montagna, al lago, al mare.

“Resta il divieto – ha detto il premier - di creare assembramenti di persone in luoghi pubblici. In questa fase bisognerà comunque rispettare la distanza di un metro e raccomandiamo di portare con sé la mascherina, che peraltro va indossata obbligatoriamente in alcuni specifici luoghi. In ogni caso raccomandiamo sempre di utilizzarla al chiuso, o anche all'aperto nell'eventualità di una strada particolarmente affollata in cui ci fosse il rischio, o l'impossibilità, di rispettare le distanze".

Fino al 3 giugno, infine, gli spostamenti interregionali saranno possibili solo per motivi di lavoro, salute e urgenza.

Ma gli italiani sono disposti a tornare a frequentare negozi e pubblici esercizi?

Izi - società di ricerche, analisi economiche e consulenza - in collaborazione con Comin & Partners - relazioni con i media, comunicazione, strategie digitali, crisis management - ha dato una prima risposta attraverso un sondaggio su 1.004 residenti in Italia oltre i 18 anni, stratificati per classi d’età (18-34; 35-54; 55 e oltre).

L’atteggiamento generale è orientato alla prudenza, ma non certo eccessiva, visto che poco più della metà (53,6%) tornerà come prima nelle botteghe e nei centri commerciali (42,5 per cento).

Il contesto sanitario e normativo – si legge - penalizza gli esercenti, come i consumatori: oltre la metà dei soggetti (55%) non frequenterà più come prima i ristoranti e il 48% non tornerà nei bar con la stessa frequenza, rispetto alle abitudini pre-Covid-19”.

Tuttavia, più di un italiano su quattro (35,2) tornerà a frequentare i ristoranti “come prima” e quasi due su cinque i bar (42,4%). Solo un’esigua minoranza (7,5%) sceglierà di non usufruire più dei pubblici esercizi, a causa di dubbi sulla sicurezza e per la paura del contatto con altri.

Nonostante ciò, il sondaggio fa emergere, nel complesso, un atteggiamento di fiducia da parte nei confronti della ripartenza. I più coraggiosi sono gli over 55, pronti a riprendere da subito le vecchie abitudini. Circa il 60% si dichiara desideroso di tornare a fare shopping e il 45% a fare colazione al bar. A questa fascia d’età sono mancati molto anche i centri commerciali, tanto che il 44% ha voglia di riprendere a frequentarli come prima dell’emergenza.

Poco incline a recuperare una pseudo normalità è invece il gruppo fra i 35 e i 54 anni. Circa il 58% andrà meno di prima nei ristoranti e solo due su quattro (43,5%) sono pronti a tornare a fare colazione al bar. Più della metà (53,3%) si recherà invece a fare acquisti nei negozi.

Ancora meno temerari i giovani (18-34 anni). In questo caso, più della metà (55,5%) frequenterà meno i ristoranti e lo stesso vale per i bar (52 per cento).

In generale, i giovani sono tra coloro che manifestano un atteggiamento più deciso nel voler limitare alcune attività, rispetto al periodo precedente al Coronavirus. Il 10%, per esempio, dice, addirittura che non tornerà più al bar, circa il 9% al ristorante e l’8% negli shopping center.

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