Si è chiusa all’insegna del successo la quinta edizione di Marca, la manifestazione bolognese dedicata alla marca commerciale divenuta ormai un appuntamento imperdibile per le catene della gdo e le industrie interessate alla produzione in contoterzi. Un successo sia perché ha sancito il buon andamento delle private label nel mercato italiano, sia per l’accresciuta partecipazione di espositori e di pubblico.

Il bilancio, a chiusura dell’evento svoltosi giovedì e venerdì scorsi, è indubbiamente positivo. Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto di avere abbondantemente superato gli oltre 4200 i visitatori dell’edizione 2008. Così come la presenza estera dovrebbe essersi sensibilmente rafforzata. Questa almeno la sensazione girando tra gli stand della fiera. Chi ha partecipato a Marca in passato si sarà reso conto di una superficie espositiva più ampia, un maggior numero di espositori, stand più affollati e in generale più gente, segno che la manifestazione cresce anno dopo anno avendo colto nel segno di un interesse vero da parte della business community della distribuzione moderna.

Ma il successo di Marca è il successo della marca privata. Sulla cui concretezza non vi sono dubbi. A dimostrarlo sono stati i risultati del quinto Rapporto annuale sulla marca commerciale presentato nella giornata di apertura del salone (scarica la sintesi del rapporto collegandoti all'indirizzo www.marca.bolognafiere.it/marca09_internal.asp?m=104&l=1&a=&ma=327&c=3831&p=104Comunicati ). Bastano pochi numeri a delineare le performance delle private label in Italia. Nel 2008 la loro quota di mercato ha fatto un sensibile balzo, passando dal 12,1 al 13% nelle vendite a valore dei prodotti di largo consumo confezionato.

«Se su questo risultato ha giocato in parte il difficile contesto economico – ha commentato Guido Cristini, ordinario di marketing e pro rettore dell’Università degli Studi di Parma, curatore dello studio realizzato in collaborazione con Iri Information Resources – è altrettanto vero che la brillante performance registrata dai prodotti a marchio d’insegna nel 2008 è anche il frutto di un intenso lavoro svolto su questo fronte dalle catene distributive».

«Certo – ha proseguito - siamo ancora lontani dalle quote di altri paesi europei (Regno Unito e Spagna si attestano al 30%, Francia e Olanda al 25% . NdR). Ma il gap esistente in passato si è in parte colmato e si andrà colmando ulteriormente in futuro. Futuro che – ha concluso Cristini – dovrà vedere le catene «impegnate sul piano della qualità percepita delle marche commerciali e sul fronte del fresco e del freschissimo».

Queste le sfide a cui sono chiamati i retailer, presenti anche quest’anno in forze a Marca. Per consolidare un settore che già conta più di 10mila referenze sugli scaffali della gdo, che coinvolge oltre 1200 copacker e che - escludendo il fresco a peso variabile - sviluppa un fatturato di 5 miliardi di euro nel solo canale iper e super (8 miliardi stimati in totale).