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Per i consumi sarà un settembre nero
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Per i consumi sarà un settembre nero
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Che cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Sarà un autunno caldo, amaro, pieno di insidie e di ostacoli come quello degli ultimi anni, o , finalmente, la locomotiva Italia riprenderà a muoversi, seppur lentamente? L'Osservatorio Censis-Confcommercio ha tracciato il primo bilancio, e non c'è proprio da stare allegri.
L’ultimo anno
L'analisi degli ultimi 12 mesi, evidenzia una crescita piuttosto contenuta delle spese effettuate dalle famiglie italiane e un diffuso clima di incertezza per il futuro: oltre il 60 per cento delle famiglie nell'ultimo anno non ha modificato il livello dei consumi, il 15 per cento li ha, addirittura, ridotti e il 20 per cento ha dichiarato di aver incrementato i livelli di spesa (dato che va, comunque, interpretato, per alcune tipologie di famiglie, come un maggior esborso per consumi incomprimibili).
Addio risparmio
La ricerca ha poi evidenziato una maggiore vitalità dei consumi nel Nord-Ovest e al Sud mentre più della metà delle famiglie fa acquisti presso hard discount o mercati rionali almeno una volta al mese. Aumentano le famiglie che riducono la spesa alimentare aumentando quelle per il divertimento e sempre più numerose, un quarto del totale, le famiglie che risparmiano di meno. In particolare per quanto riguarda l'analisi a consuntivo, ossia la valutazione sulle spese già sostenute dalle famiglie i risultati evidenziano: consumi stabili per oltre il 60 per cento delle famiglie nel corso dell'ultimo anno, quota che tende ad aumentare nell'ultimo trimestre di rilevazione (64,4 per cento a fronte del 62 per cento del periodo precedente), quale risultato della diminuzione della quota sia di coloro che hanno contratto i consumi che di chi li ha aumentati. Il quadro complessivo che emerge è che il sistema delle famiglie oscilla tra comportamenti "riflessivi" messi in atto da chi ha elevati livelli di spesa e sembra collocarsi in una fase di saturazione della domanda e comportamenti improntati ad una crescita progressiva dei consumi tipica soprattutto di famiglie con redditi piuttosto contenuti e esigenze di spesa sempre nuove.
Denaro e stress
Questo ultimo segmento, tuttavia, non rivela un rapporto "rilassato" con il denaro, ma vive tali nuove esigenze di consumo con una certa preoccupazione. Il risultato di questa combinazione di comportamenti è la crescita molto lenta delle spese familiari che il nostro sistema economico registra ormai da tempo: i dati ufficiali dell'Istat mettono, infatti, in evidenza come, tra la fine del 2005 e la prima metà del 2006 (il periodo preso in considerazione dall'Outlook dei consumi) il tasso di crescita congiunturale dei consumi delle famiglie si sia sempre mantenuto al di sotto dell'1 per cento ( il dato mensile di agostoha fatto registrare una crescita dello 0,2 per cento)
Negli italiani rimane costante la percezione di prezzi in crescita: più della metà delle persone intervistate ha lamentato spese bancarie eccessive, oltre all'incremento costante delle tariffe per le utenze domestiche e costi in crescita del carburante.
Per queste ultime voci di spesa, nei quattro differenti trimestri di rilevazione, la percentuale di chi ha lamentato incrementi di prezzi e tariffe è aumentato, cogliendo l'effettivo surriscaldamento registrato dal carburante e dai prezzi praticati sulle utenze di energia elettrica e gas.
Se nella prima rilevazione effettuata nell'ambito dell'Outlook dei consumi (terzo trimestre 2005) il 69 per cento delle famiglie intervistate aveva percepito in aumento le tariffe delle utenze domestiche, tale percentuale è salita all'83 per cento degli intervistati nel corso dell'ultima rilevazione, aumentando di 14 punti percentuali nell'arco di 12 mesi.
La percentuale di chi ha segnalato incrementi nelle spese di trasporto pubblico e del carburante è passata, nello stesso periodo, dal 74 per cento all'attuale 87 per cento mentre la percentuale di chi ha segnalato spese su conto corrente in aumento è passata dal 47 per cento al 55 per cento. Smaltiti, o quasi, gli effetti inflazionistici sui prodotti di largo e generale consumo (alimentari e abbigliamento) del lungo periodo successivo all'introduzione dell'euro, si ripropone ora un problema ancora più complesso.
Tariffe in crescita
Aumenta infatti il numero di famiglie che percepisce in crescita tariffe e prezzi praticati da aziende operanti in mercati scarsamente liberalizzati; cresce il numero di famiglie insofferenti nei confronti di tale pratica improntata al rialzo delle tariffe, cui peraltro corrispondono standard di servizio spesso scadenti.
Non tenere conto dell'effetto di rallentamento dei consumi generato dalla percezione di inflazione crescente può essere pericoloso, poiché queste dinamiche continuano ad alimentare un clima di diffidenza, di frustrazione e di sfiducia in un una larga parte delle famiglie italiane.
Il contesto complessivo appare accidentato, eppure gran parte delle famiglie mostra una capacità di adattamento e voglia di trovare la soluzione di compromesso che consenta, pur con budget limitati, di non rinunciare ai prodotti e servizi che permettono di migliorare la qualità della vita.
Dilaga lo stile di consumo improntato alla responsabilizzazione personale, attraverso il salutismo, la voglia di benessere e la massimizzazione del rapporto qualità/prezzo, oltre alla propensione alle spese low cost. Così, l'Outlook ha messo in evidenza che circa i tre quarti delle famiglie acquistano, con regolarità, prodotti a marca commerciale (spesso la propensione cresce al crescere del reddito disponibile del nucleo familiare).
Circa il 55 per cento delle famiglie si reca regolarmente presso un hard discount o presso un mercato rionale; il 30 per cento circa degli intervistati acquista, seppure non in modo regolare, prodotti da coltivazioni biologiche; aumenta (14,1 per cento nell'ultima rilevazione) la percentuale di coloro che hanno ridotto il budget di spesa alimentare per incrementare le spese per il divertimento. Si fa dunque di necessità virtù e si scoprono o si riscoprono punti di vendita che permettono il giusto mix tra qualità e prezzo. Resta, infine, forte la propensione al "viver bene" che si sostanzia nell'accesso di servizi per il tempo libero e per il fitness: dalle palestre alle cure estetiche, dalle spese per lo sport all'aria aperta a salutismo perseguito attraverso una corretta alimentazione.
L'Outlook Censis-Confcommercio ha analizzato, nel corso dell'ultimo anno, le aspettative e le previsioni di consumo e di risparmio degli italiani per l'immediato futuro. Larga parte degli intervistati (63,2 per cento) prevede, per il prossimo trimestre, livelli di consumo simili a quelli del periodo appena trascorso.
La quota di chi prevede di incrementare i consumi è aumentata di oltre un punto percentuale, ma ben il 10,4 per centodegli intervistati prevede di abbassare nel periodo subito dopo le vacanze estive i propri consumi. Le coppie con figli e i monogenitori con figli sono le tipologie in cui è più diffusa la propensione ad incrementare i livelli di spesa nel prossimo trimestre, ma anche quelle in cui si rilevano diffuse preoccupazioni (il 13 per cento della prima categoria e il 9,6 per cento della seconda prevedono un contenimento delle spese). Il Nord-Est e il Sud appaiono inoltre come le aree in cui il più vasto numero di famiglie prevede di incrementare i propri livelli di spesa, ma buona appare anche la posizione del Centro.
L’ultimo anno
L'analisi degli ultimi 12 mesi, evidenzia una crescita piuttosto contenuta delle spese effettuate dalle famiglie italiane e un diffuso clima di incertezza per il futuro: oltre il 60 per cento delle famiglie nell'ultimo anno non ha modificato il livello dei consumi, il 15 per cento li ha, addirittura, ridotti e il 20 per cento ha dichiarato di aver incrementato i livelli di spesa (dato che va, comunque, interpretato, per alcune tipologie di famiglie, come un maggior esborso per consumi incomprimibili).
Addio risparmio
La ricerca ha poi evidenziato una maggiore vitalità dei consumi nel Nord-Ovest e al Sud mentre più della metà delle famiglie fa acquisti presso hard discount o mercati rionali almeno una volta al mese. Aumentano le famiglie che riducono la spesa alimentare aumentando quelle per il divertimento e sempre più numerose, un quarto del totale, le famiglie che risparmiano di meno. In particolare per quanto riguarda l'analisi a consuntivo, ossia la valutazione sulle spese già sostenute dalle famiglie i risultati evidenziano: consumi stabili per oltre il 60 per cento delle famiglie nel corso dell'ultimo anno, quota che tende ad aumentare nell'ultimo trimestre di rilevazione (64,4 per cento a fronte del 62 per cento del periodo precedente), quale risultato della diminuzione della quota sia di coloro che hanno contratto i consumi che di chi li ha aumentati. Il quadro complessivo che emerge è che il sistema delle famiglie oscilla tra comportamenti "riflessivi" messi in atto da chi ha elevati livelli di spesa e sembra collocarsi in una fase di saturazione della domanda e comportamenti improntati ad una crescita progressiva dei consumi tipica soprattutto di famiglie con redditi piuttosto contenuti e esigenze di spesa sempre nuove.
Denaro e stress
Questo ultimo segmento, tuttavia, non rivela un rapporto "rilassato" con il denaro, ma vive tali nuove esigenze di consumo con una certa preoccupazione. Il risultato di questa combinazione di comportamenti è la crescita molto lenta delle spese familiari che il nostro sistema economico registra ormai da tempo: i dati ufficiali dell'Istat mettono, infatti, in evidenza come, tra la fine del 2005 e la prima metà del 2006 (il periodo preso in considerazione dall'Outlook dei consumi) il tasso di crescita congiunturale dei consumi delle famiglie si sia sempre mantenuto al di sotto dell'1 per cento ( il dato mensile di agostoha fatto registrare una crescita dello 0,2 per cento)
Negli italiani rimane costante la percezione di prezzi in crescita: più della metà delle persone intervistate ha lamentato spese bancarie eccessive, oltre all'incremento costante delle tariffe per le utenze domestiche e costi in crescita del carburante.
Per queste ultime voci di spesa, nei quattro differenti trimestri di rilevazione, la percentuale di chi ha lamentato incrementi di prezzi e tariffe è aumentato, cogliendo l'effettivo surriscaldamento registrato dal carburante e dai prezzi praticati sulle utenze di energia elettrica e gas.
Se nella prima rilevazione effettuata nell'ambito dell'Outlook dei consumi (terzo trimestre 2005) il 69 per cento delle famiglie intervistate aveva percepito in aumento le tariffe delle utenze domestiche, tale percentuale è salita all'83 per cento degli intervistati nel corso dell'ultima rilevazione, aumentando di 14 punti percentuali nell'arco di 12 mesi.
La percentuale di chi ha segnalato incrementi nelle spese di trasporto pubblico e del carburante è passata, nello stesso periodo, dal 74 per cento all'attuale 87 per cento mentre la percentuale di chi ha segnalato spese su conto corrente in aumento è passata dal 47 per cento al 55 per cento. Smaltiti, o quasi, gli effetti inflazionistici sui prodotti di largo e generale consumo (alimentari e abbigliamento) del lungo periodo successivo all'introduzione dell'euro, si ripropone ora un problema ancora più complesso.
Tariffe in crescita
Aumenta infatti il numero di famiglie che percepisce in crescita tariffe e prezzi praticati da aziende operanti in mercati scarsamente liberalizzati; cresce il numero di famiglie insofferenti nei confronti di tale pratica improntata al rialzo delle tariffe, cui peraltro corrispondono standard di servizio spesso scadenti.
Non tenere conto dell'effetto di rallentamento dei consumi generato dalla percezione di inflazione crescente può essere pericoloso, poiché queste dinamiche continuano ad alimentare un clima di diffidenza, di frustrazione e di sfiducia in un una larga parte delle famiglie italiane.
Il contesto complessivo appare accidentato, eppure gran parte delle famiglie mostra una capacità di adattamento e voglia di trovare la soluzione di compromesso che consenta, pur con budget limitati, di non rinunciare ai prodotti e servizi che permettono di migliorare la qualità della vita.
Dilaga lo stile di consumo improntato alla responsabilizzazione personale, attraverso il salutismo, la voglia di benessere e la massimizzazione del rapporto qualità/prezzo, oltre alla propensione alle spese low cost. Così, l'Outlook ha messo in evidenza che circa i tre quarti delle famiglie acquistano, con regolarità, prodotti a marca commerciale (spesso la propensione cresce al crescere del reddito disponibile del nucleo familiare).
Circa il 55 per cento delle famiglie si reca regolarmente presso un hard discount o presso un mercato rionale; il 30 per cento circa degli intervistati acquista, seppure non in modo regolare, prodotti da coltivazioni biologiche; aumenta (14,1 per cento nell'ultima rilevazione) la percentuale di coloro che hanno ridotto il budget di spesa alimentare per incrementare le spese per il divertimento. Si fa dunque di necessità virtù e si scoprono o si riscoprono punti di vendita che permettono il giusto mix tra qualità e prezzo. Resta, infine, forte la propensione al "viver bene" che si sostanzia nell'accesso di servizi per il tempo libero e per il fitness: dalle palestre alle cure estetiche, dalle spese per lo sport all'aria aperta a salutismo perseguito attraverso una corretta alimentazione.
L'Outlook Censis-Confcommercio ha analizzato, nel corso dell'ultimo anno, le aspettative e le previsioni di consumo e di risparmio degli italiani per l'immediato futuro. Larga parte degli intervistati (63,2 per cento) prevede, per il prossimo trimestre, livelli di consumo simili a quelli del periodo appena trascorso.
La quota di chi prevede di incrementare i consumi è aumentata di oltre un punto percentuale, ma ben il 10,4 per centodegli intervistati prevede di abbassare nel periodo subito dopo le vacanze estive i propri consumi. Le coppie con figli e i monogenitori con figli sono le tipologie in cui è più diffusa la propensione ad incrementare i livelli di spesa nel prossimo trimestre, ma anche quelle in cui si rilevano diffuse preoccupazioni (il 13 per cento della prima categoria e il 9,6 per cento della seconda prevedono un contenimento delle spese). Il Nord-Est e il Sud appaiono inoltre come le aree in cui il più vasto numero di famiglie prevede di incrementare i propri livelli di spesa, ma buona appare anche la posizione del Centro.
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