Non tutti i consumatori sono uguali davanti alla “legge dei prezzi” dei prodotti di largo consumo. Tra ciò che pagano alle casse i cittadini del Nord rispetto a quanto devono riconoscere quelli del Sud Italia si possono riscontrare anche delle significative differenze. A confermare il fenomeno ci ha pensato Nielsen. La multinazionale specializzata nel settore delle indagini di mercato ha infatti pubblicato i dati dell’Osservatorio Prezzi OPUS Nielsen Panel.

Lo studio, che ha preso in esame i prodotti di largo consumo venduti nei supermercati e ipermercati italiani (ben 120.000 articoli tra alimentari, bevande, igiene personale, pulizia casa, freschi confezionati), ha evidenziato chiaramente che fare la spesa al supermercato, comprando gli stessi prodotti, è più penalizzante per gli abitanti delle regioni meridionali di quanto non lo sia in altre aree del Paese, con punte che possono anche raggiungere i 10 punti percentuali.

La regione più cara, secondo Nielsen, risulta la Calabria, con un indice di prezzo a parità di prodotti pari a 104,6. Seguono Sicilia e Molise con 103,7. Tra le regioni invece dove i prezzi sono più a buon mercato compaiono la Toscana (94,6), il Veneto (98,4) e la Lombardia (98,5). Certo, su queste differenze pesa – come sottolinea anche Nielsen – una maggiore incidenza dei costi logistici e di trasporto delle merci nelle aree geografiche più lontane e periferiche. Non si capisce però come mai, per esempio, la Sardegna (che dal punto di vista logistico non ci sembra proprio baciata dalla fortuna) evidenzi indici non esageratamente penalizzanti per i consumatori. Ecco allora entrare in gioco altri fattori. Come quello della competitività delle insegne.

Dove la concorrenza è scarsa, a causa di una bassa densità di grandi superfici rispetto alla popolazione e in generale di una perdurante frammentazione della struttura distributiva, ecco che a pagare sono i consumatori. Se è vero che per compensare almeno in parte la differenza di prezzi – stando a quanto sostengono gli esperti di marketing - la pressione promozionale al Sud è più elevata (circa il 40% contro il 25% del Nord), è però altrettanto vero che i prezzi più alti e la minore capacità di spesa di queste regioni si riflettono in un carrello della spesa medio con valori significativamente più bassi. Così, per esempio, la Campania mostra un indice di 90,3 e la Puglia di 92,1. Mentre la Lombardia si colloca a 106,1 e la valle d’Aosta addirittura a 114,5. Insomma, sembra che il Sud paghi pegno due volte.