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Il commercio elettronico tira le somme della pandemia

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Il commercio elettronico tira le somme della pandemia

Il commercio elettronico tira le somme della pandemia

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Redazione

Accelera la crescita degli acquisti online: l’e-commerce di prodotti raggiungerà 22,7 miliardi nel 2020 (+26%), 4,7 miliardi di euro in più rispetto al 2019.

È l’incremento in valore assoluto più alto di sempre. Lo sottolinea l’ultima edizione dell'Osservatorio e-commerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm.

I dati, figli della pandemia, assumono tanto più rilievo alla luce delle delibere governative attese per martedì 14 luglio: slittamento a fine anno dello stato di emergenza, conferma dell’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi chiusi, mantenimento della sanificazione dei locali, uso di termoscanner presso uffici e centri commerciali, incoraggiamento a privilegiare il telelavoro e tanto altro.

In tempi di lockdown, il digitale ha rappresentato il principale motore di generazione dei consumi, che cresceranno sopra la media specie per l’alimentare e grocery, l’arredamento e la casa (2,3 miliardi, +30%), più una serie di nicchie: farmaceutico, igiene e bellezza, sport e benessere…

“Durante l’emergenza, sono tante le domande che ci siamo posti sugli effetti e sulle mutazioni che stanno interessando il mondo del commercio - commenta Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio -. Fra le poche certezze, ci sono la vicinanza che i canali telematico e fisico stanno dimostrando e il ruolo indispensabile che l’online sta svolgendo per la ripresa della distribuzione commerciale e della domanda, certificati dai continui investimenti in atto per potenziare il canale digitale e per favorire modalità di vendita basate sull’integrazione, come clicca e ritira, drive, allestimento degli ordini in negozio. L’e-commerce, dopo essere stato, per anni, secondario, ha acquisito un ruolo determinante nella riprogettazione delle strategie di vendita e di interazione con i consumatori”.

L’eccezionale risultato (+26%, appunto) è frutto di dinamiche che variano a seconda dei comparti. I settori più maturi crescono con un tasso elevato, ma sotto la media: nel 2020 l’informatica ed elettronica di consumo valgono 6 miliardi (+18%), l’abbigliamento 3,9 (+21%) e l’editoria 1,2 (+16%).

I nuovi mercati incassano, invece, ritmi di crescita esponenziali, a partire dal food & grocery, con 2,5 miliardi e un segnale del +56 per cento.

Nel 2020 l’incidenza dell’e-commerce B2C sul totale delle vendite al dettaglio passa dal 6 all’8%, mentre, dal lato della domanda, l’espansione dei clienti online (+2 milioni nel 2020), nonché la maggiore dimestichezza e fiducia nel canale e nei pagamenti digitali, stanno generando un effetto molto positivo in termini di sviluppo.

“Lo sforzo dei diversi attori non sarà vanificato: a crisi finita rimarranno gli investimenti in tecnologia, l’ottimizzazione dei processi per gestire al meglio non solo la domanda ‘straordinaria’, ma anche un futuro in cui il digitale sarà indispensabile - constata Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio -. Rispetto al passato è maturata una definitiva consapevolezza sulla necessità di sviluppare un commercio elettronico del tutto integrato con l’esperienza fisica. Un cambiamento epocale che richiederà, soprattutto per i modelli più tradizionali di retail, profonde revisioni organizzative, nuovi investimenti, una diversa capacità di ascolto e molta creatività”.

Secondo Roberto Liscia, presidente di Netcomm, la direzione del nuovo e-commerce sarà sempre più glocal, offrendo inedite strade per rafforzare il ruolo storico delle comunità locali e della collettività dei centri abitati.

“Dall’inizio della crisi sanitaria – spiega - ha preso piede, nel nostro Paese, il proximity commerce, che permette l'integrazione tra i pure player e i piccoli negozianti, i quali, grazie alla logistica e alle piattaforme di consegna a domicilio, possono raggiungere i residenti nelle zone limitrofe. Attraverso il digitale i negozi di prossimità possono fare sistema, fino a organizzarsi in un micro-marketplace, raccogliendo, in un unico ‘luogo’, la propria offerta non solo per soddisfare la richiesta del relativo bacino di utenza, ma anche per ampliare i propri confini”.

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