Dop economy: cosa cambia con il Regolamento europeo?
Dop economy: cosa cambia con il Regolamento europeo?
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di Luca Salomone
Dopo circa 4 anni di dibattiti e negoziati, arrivano le nuove regole per i prodotti Dop e Igp: a dettarle è il Parlamento europeo che, nella seduta plenaria del 28 febbraio, con una maggioranza schiacciante (520 voti favorevoli), ha congedato il nuovo regolamento sul settore.
La norma è un testo unico e dunque equipara e uniforma tutte le categorie: liquori e spiriti, vini e agroalimentari.
Come per ogni regolamento l’entrata in vigore è, praticamente, immediata e già in aprile ne vedremo le novità. Per la precisione la legge è valevole e può essere applicata nella data stabilita dal regolamento stesso, o comunque 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue.
Cosa cambia? Lo spiega, in un dossier, Fondazione Qualivita.
Più poteri ai Consorzi e tutela extra-Ue
Si parte con il rafforzamento del ruolo dei Consorzi, che restano in mano solo ai produttori e agli operatori lungo la filiera produttiva, con maggiori e migliori responsabilità, tra cui la lotta alle pratiche svalorizzanti e la promozione del cosiddetto “turismo a Indicazione geografica” (turismo Dop).
La protezione on-line e del sistema dei domini è ora ex officio, ed è dunque un diritto/dovere, grazie a processo di geo-blocking che impone agli Stati membri di impedire l’accesso a tutti i contenuti evocativi di un’indicazione geografica, anche grazie a dispositivi di allerta sviluppati dall’Euipo, l’ufficio dell’Unione europea per la tutela della proprietà intellettuale.
La protezione delle indicazioni di origine rende obbligatoria, per i trasformatori, l’indicazione in etichetta della percentuale di prodotto Ig all’interno del bene stesso e vieta l’utilizzo di altri prodotti comparabili alla Ig. E, quando esistono Consorzi riconosciuti, le industrie sono tenute a informarli per iscritto dell’impiego della Ig, e devono attendere un avviso di ricevimento che può includere indicazioni sul corretto utilizzo dell’indicazione geografica in questione.
Gli Stati membri hanno la possibilità di rafforzare questa prassi, grazie a una procedura autorizzativa di livello nazionale, come già avviene in Italia.
Protezione internazionale: è possibile, per i Consorzi riconosciuti, la cui Ig abbia un mercato internazionale, essere registrati automaticamente all’atto di Ginevra dell’accordo di Lisbona (Decisione Ue 2019/1754 e Regolamento Ue 2019/753), il quale prevede una difesa rapida e indefinita in tutti i Paesi firmatari, anche non comunitari.
Vengono così eliminate falle che consentivano di sfruttare indebitamente la reputazione delle Ig tramite norme tecniche nazionali (aceto balsamico sloveno e cipriota), o mediante strumenti dell’Unione stessa, quali le menzioni tradizionali (Prosek made in Croazia), chiarendo che queste non possono corrispondere o evocare Ig riconosciute.
Il testo unico porta poi a un iter semplificato, per cui l’esame delle richieste di registrazione e di modifica dei disciplinari, da parte della Commissione, sono ridotte a un tempo di 6 mesi, cui se ne possono aggiungere altri 5, ma solo nel caso in cui la richiesta sia incompleta e debbano essere presentate ulteriori informazioni.
Un mercato da 80 miliardi di euro
La posta in gioco è grossa. Come ricorda Qualivita il progresso del settore agroalimentare europeo si è fondato in buona parte sulle Indicazioni geografiche, che oggi rappresentano un paniere di oltre 3.400 prodotti, per un valore complessivo, nell’Unione, superiore agli 80 miliardi di euro.
L’Italia, con 890 denominazioni attualmente riconosciute, è il Paese con il paniere Ig più ampio.
La nostra Dop economy vale più di 20 miliardi di euro, grazie al lavoro di 200 mila operatori coordinati da 296 Consorzi di tutela che operano nel 100% delle province del Paese.
Un comparto, quello dei prodotti Dop-Igp, che porta un contributo del 20% al fatturato dell’agroalimentare nazionale, contributo per giunta non delocalizzabile e dunque fondamentale per i territori di produzione.
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