Continua l'avanzata italiana dei discount che, secondo l'Istat, nell'anno terminato a maggio 2006 hanno registrato un aumento degli incassi del 7,2%.

Di fatto i punti vendita low cost rappresentano un canale alternativo al super e all'ipermercato apprezzato sia dall'industria di marca, per la semplificazione dei problemi legati ai rapporti di fornitura e per il livello di profittabilità allineato a quello della distribuzione moderna, che dal consumatore, per i prezzi ridotti.

Il canale registra un livello di concentrazione piuttosto elevato, con i primi sei gruppi che rappresentano quasi il 60% del giro d'affari totale. Nei punti vendita di queste insegne vanno a fare la spesa circa 7,5 milioni di famiglie: di queste, 1,8 milioni sono clienti abituali, che spendono nei discount il 21,4% della loro disponibilità economica, contro il 6% medio della clientela globale dei discount italiani.

La situazione italiana del canale, comparata con quella esistente negli altri paesi europei, appare ancora limitata e sembra avere un ampio spazio di crescita. I retailer italiani, quindi, dovranno sempre più fare i conti con questa tipologia di punto vendita.

Già negli ultimi anni lo sviluppo del discount è stato accompagnato da un forte contrattacco da parte della distribuzione moderna, che ha risposto alla richiesta di convenienza dei consumatori con promozioni sempre più aggressive e con la creazione di nuovi format, come il supermercato-discount Simply Sma, dove le referenze sono la metà rispetto a un supermercato Sma, o come i punti vendita GS SpesaIdea, caratterizzati da un assortimento ridimensionato e dalla mancanza di banchi a servizio.