Consumi alla riscossa nel 'Rapporto Censis-Confimprese'
Consumi alla riscossa nel 'Rapporto Censis-Confimprese'
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“È un’Italia che ce la fa quella che il Censis fotografa dopo i 19 mesi di pandemia che hanno messo a dura prova la tenuta del retail.
/strong> La stabilità del governo Draghi, la ripresa dell’economia nazionale, tra quelle europee a più alta crescita, la voglia di normalità unita ai risparmi della popolazione, sono il vero vaccino del Paese post Covid. Oggi, qualche incognita potrebbe provocare temporanee frenate, come la scarsità di materie prime su scala globale, la mancanza di manodopera specializzata e l’inflazione. Per questo è necessario rassicurare gli italiani con politiche di welfare e incentivi volti a proteggere e promuovere il loro benessere economico e sociale”: a dirlo è Mario Resca, presidente di Confimprese, riassumendo i concetti chiave del secondo Rapporto Censis-Confimprese, realizzato con la collaborazione di Nhood
Alla fine dell’anno la spesa per consumi delle famiglie sfonderà il muro dei 1.000 miliardi di euro, anche perché, nel secondo trimestre, la domanda ha già fatto segnare una ripresa del 14,2% rispetto allo stesso periodo del 2020 (33 miliardi in più), con una netta inversione di tendenza in confronto al -5,4% di gennaio-marzo 2021.
L’incremento, nei 12 mesi solari, ammonterà a 60 miliardi sul 2020, un tesoretto prezioso per rivitalizzare l’economia reale. Se, complessivamente, la pandemia ha bruciato dieci anni di crescita, e ammesso che non ci siano nuovi stop sanitari, a Natale si prevedono almeno 9 miliardi di crescita in confronto con le passate festività.
Sono 4,5 milioni gli italiani che, forti di redditi rimasti intatti e di risparmi forzosi, dovuti all’impossibilità di poterli utilizzare durante la pandemia, ora sono pronti a spendere più di quanto facessero nel pre-Covid. E addirittura il 57,2% della popolazione tornerà a spostare soldi dai conti correnti ai consumi, per andare oltre la 'dieta dimagrante' imposta dallo stato di emergenza, dalla paura e dalla serrata di molte attività commerciali.
Il rimbalzone sarà favorito dalla stanchezza dei nostri connazionali, per troppo tempo segregati in casa e ormai saturi di una sovrabbondanza di interazioni digitali nelle proprie vite. Il 51,9% non sopporta più gli incontri da remoto per il lavoro, lo studio e le relazioni interpersonali. Il 52,8% ritiene che il digitale sia eccessivamente presente nelle proprie vite e che ora ci sia bisogno di un riequilibrio con il mondo fisico. Il 65% (77,4% fra i giovani) vuole tornare a trascorrere tempo fuori dallo spazio domestico, per incontrare gli amici, mangiare insieme, divertirsi, fare shopping. Un’insofferenza che spingerà in alto il retail.
E così il 64% ha nostalgia degli acquisti nei negozi fisici, nei centri commerciali, nelle piazze dello shopping e intende ridurre le spese su Internet. Lo dicono di più le donne (67,6%) e le persone benestanti (69,8%).
I driver dello shopping si sono ampliati e quindi gli italiani utilizzeranno, oggi più che mai, ogni tipo di informazione disponibile per decidere cosa acquistare e dove farlo: ecco il potere rinforzato del consumatore con cui la distribuzione dovrà misurarsi.
Il 64,9% degli utenti di Internet cerca informazioni su aziende, prodotti e servizi. Il 53,4% confronta i prezzi per valutare le diverse opzioni, visto che i consumatori, anche quelli maturi, si sono abituati a flussi informativi continui, abbondanti e facilmente accessibili ovunque.
Il commercio elettronico, nonostante la voglia di shopping fisico, è ormai una realtà consolidata anche nel post pandemia: il 51,6% degli internauti (il 62,3% delle persone più istruite, il 64,6% dei 30-44enni) ha effettuato almeno un acquisto online nell’ultimo mese e oggi il digitale rientra stabilmente in un mix di scelte che portano a una spesa veramente omnicanale.
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