La qualità alimentare nel legame con le tradizioni e il territorio e rispetto al problema della contraffazione dei marchi. Questo il tema del dibattito promosso e organizzato da Cdo Agroalimentare venerdì scorso, nell’ambito del Meeting di Rimini 2007. Dibattito a cui hanno preso parte rappresentanti di industria e gdo (tra questi Bruno Piraccini, consigliere delegato Orogel; Stefano Berni, dg Consorzio Grana Padano; Oscar Farinetti, presidente Eataly e Vincenzo Tassinari, presidente Coop Italia) nonché esponenti politici e di associazioni come il Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro e il presidente di Unaproa Fabrizio Marzano.

Dagli interventi è emersa la necessità di un sempre maggiore investimento da parte di imprese e istituzioni nelle attività di diversificazione delle produzioni agricole e agroalimentari finalizzate a una fidelizzazione del consumatore.

Sul tema specifico della qualità e dell'innovazione, secondo Piraccini “un marchio vive di reputazione. C'è esigenza di dare continuità alla qualità. Noi su questo ci siamo fortemente impegnati, quando studiamo nuovi prodotti e facciamo innovazione”.

Marzano, presidente della maggiore associazione di produttori ortofrutticoli, sostiene che “innovazione in ortofrutta non significhi fare prodotti nuovi”, ma dare servizi al prodotto anche nelle fasi di confezionamento e distribuzione. “Innovazione è tracciabilità e innovazione di percorso – aggiunge Marzano – e la qualità deve essere rintracciabile sia nella grande distribuzione, sia nei negozi di élite”.

Secondo Bruni “la qualità è nel dna delle imprese cooperative”, che rappresentano una fetta consistente del settore agroalimentare. Per il presidente di Fedagri, la qualità passa dalla tracciabilità dell'origine dei prodotti e da un forte legame con il territorio.

Un esempio di questo è quanto raccontato dal direttore del Consorzio Grana Padano Stefano Berni: “stiamo per immettere un tracciante biologico anticontraffazione per il nostro che è il prodotto Dop più venduto al mondo. Al di fuori dell'Italia vengono vendute 1 milione e 100 mila forme (da 38 kg l'una - Ndr) l'anno, ma le statistiche sui consumatori mondiali direbbero il doppio. La qualità va sì prodotta, ma va protetta e riconosciuta dal consumatore”.

Tassinari, presidente di Coop, in nome della qualità ha espresso “piena solidarietà ai produttori del biologico”, aggiungendo come l'investimento in qualità da parte della grande distribuzione sia fondamentale in quanto “il 70% dei consumatori sceglie prima da chi comprare, poi cosa comprare”.

Farinetti ha raccontato l'esperienza di Eataly, associazione di piccoli produttori agricoli che puntano su produzioni di alta qualità, sia attraverso punti di distribuzione, sia online.

Il Prof. Zamagni, ordinario di economia all’Università di Bologna ed esperto di economia sociale, ha riassunto i risultati della prima ricerca sul PIQ (prodotto interno di qualità): “Il PIQ occupa il 44% del PIL e l'agroalimentare è ai primi posti come valutazione d'importanza della qualità. Per questo occorrono strategie anticontraffazione sempre più efficaci”.

Per il Ministro De Castro, infine, “tutti nella filiera agroalimentare devono fare gioco di squadra per la qualità. Fondamentale è il legame col territorio e la politica deve svolgere un'azione in questo senso. Nella globalizzazione si vince se ci si distingue”.

“L'innovazione per noi nasce da uno sguardo diverso sulla realtà”, ha concluso Camillo Gardini, presidente di Cdo Agroalimentare. Come associazione crediamo che la ricerca della 'verità' porti a guardare con onore il proprio lavoro. Questo “onore di fare impresa” si traduce in un rispetto per le persone e una fiducia nella realtà ed è la ricetta sicura per ottenere produzioni innovative e di alta qualità”.