Ormai archiviato un 2011 da dimenticare sul fronte dei consumi, già si guarda avanti, all’anno da poco iniziato. Il 2012 suscita opposte emozioni tra gli operatori della distribuzione moderna. C’è chi appare sfiduciato, non a torto. Chi invece intende affrontare i mesi futuri con rinnovato ottimismo. Certo, l’andamento degli ultimi dodici mesi non ha giovato al morale dell’industria produttrice e dei retailer. Il clima di fiducia delle famiglie italiane ha raggiunto livelli da “minimo storico”, crollando di circa 20 punti tra la fine del 2010 a quella del 2011, secondo il Consumer Confidence Index di Nielsen.
Apparentemente, le performance dei prodotti grocery alla fine dello scorso mese di ottobre potevano persino indurre a una modesta soddisfazione. Ma solo apparentemente. La crescita del 2,4% delle vendite a valore e dello 0,3% a volume, infatti, se letta alla luce dell’attività di sviluppo della rete operata dai vari gruppi distributivi e di un tasso d’inflazione identico all’incremento del fatturato svanisce del tutto e anzi finisce per trasformarsi nel segno meno. Le vendite di Natale non hanno fatto altro che accentuare questa tendenza. Le prime due settimane di dicembre – stando sempre alle rilevazioni Nielsen - hanno evidenziato una flessione dei fatturati dell’1,1% nella distribuzione moderna alimentare (iper + super + libero servizio + discount) e una riduzione dei consumi pari al 3,7% rispetto alla prima metà di dicembre del 2010. A sorridere sono solo i discount (+5,7% tra il 29 novembre e il 18 dicembre, a parità di rete), mentre per gli altri canali le difficoltà sono dimostrate da un impietoso calo dei fatturati: -4,7%. Insomma, la situazione è quella che è e le previsioni per il 2012 non lasciano grandi spazi all’ottimismo. Specie se, come si è ipotizzato, la già recessiva manovra economica licenziata dal Governo Monti nelle scorse settimane fosse completata da un ulteriore aumento dell’iva in corso d’anno: una “disgrazia” paventata trasversalmente da industria e distribuzione che finirebbe per affossare definitivamente i già flebili fatturati del retail. Industria e distribuzione ancora in trincea, dunque.
Un piccolo aiuto con funzione di “contenimento” potrebbe arrivare dalle tanto sbandierate, ma mai realizzate, liberalizzazioni. Un nodo che coinvolge molto da vicino il comparto della distribuzione moderna. A cominciare da quelle riguardanti gli orari di apertura (da poco avviate e tutte da dimostrare), fino a toccare la vendita dei carburanti e le parafarmacie.
A questo proposito, bene ha fatto Federdistribuzione a dare il benservito, pochi giorni prima di Natale, a Confcommercio, subito salita sulle barricate quando si è ventilata l’ipotesi di liberalizzare gli orari dei negozi. L’associazione presieduta da Giovanni Cobolli Gigli si è finalmente resa conto che gli interessi in gioco sono molto diversi – per certi versi opposti - da quelli rappresentati in grande maggioranza dall’organizzazione guidata da Carlo Sangalli. Da qui la decisione di operare in forma autonoma da Confcommercio.
Per quel che ci riguarda, facciamo parte della sempre più sparuta schiera degli ottimisti. Siamo convinti che chi lavora bene e fornisce un prodotto o un servizio di qualità ha poco da temere. Continueremo pertanto a seguire diligentemente da vicino le vicende che riguardano il mondo della distribuzione e dell’industria di marca, tenendovi informati ogni giorno con le nostre notizie in tempo reale, con le interviste, le analisi di mercato, i video, gli approfondimenti. E con una serie di servizi ad alto valore aggiunto che andranno via via ad arricchire l'offerta informativa della nostra testata. Non ci resta che augurare a tutti i nostri lettori buon lavoro e Buon Anno.
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