Venti di guerra sull'etichetta di origine del grano e della pasta
Venti di guerra sull'etichetta di origine del grano e della pasta
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Il Mise e il Mipaaf – sono stati riconfermati dal nouvo premier Gentiloni i ministri Carlo Calenda e Maurizio Martina - passano a Bruxelles il provvedimento per l’indicazione di origine del grano.
I tempi per la risposta dell’Ue non saranno brevi e dunque siamo solo all’inizio di un percorso.
E siamo, soprattutto, all’inizio di un acceso dibattito. Aidepi, l’associazione confindustriale dei dolci e della pasta, esprime un giudizio critico, come spiega il suo presidente, Riccardo Felicetti: “Noi pastai italiani siamo da sempre a favore della trasparenza nei confronti del consumatore. Produciamo con le migliori semole ottenute da grani duri di elevata qualità, nazionali ed esteri. Comunicarlo è una scelta all’insegna dell’onestà nei confronti del consumatore che, in questo modo potrà verificare come dietro la qualità a volte ci sono ottimi grani duri nazionali, altre volte eccellenti grani duri stranieri.”
L’origine del grano, secondo Aidepi, non è affatto sinonimo di qualità della pasta, dato che la qualità del grano non conosce frontiere. L’etichetta scelta invece dà informazioni poco chiare, non aiuta le persone a fare scelte consapevoli, ma anzi le disorienta. Si vuole far credere – si legge nella nota ufficiale - che la pasta italiana è solo quella fatta con il grano italiano o che la pasta è di buona qualità solo se viene prodotta utilizzando materia prima nazionale. Non è vero. La qualità del grano si può e si deve misurare attraverso la verifica della conformità a specifici requisiti e parametri, che dipendono dalle condizioni del terreno, da quelle climatiche, dalle pratiche agronomiche adottate….
Perfettamente allineato con Aidepi è il maggiore dei nostri produttori, Barilla. Come riporta il Corsera, Luca Virginio, responsabile delle relazioni esterne della multinazionale parmense, ha commentato: “Ci sono forti dubbi e perplessità. Il decreto, nella sua versione attuale, confonderebbe i consumatori e indebolirebbe la competitività della filiera della pasta. L’origine da sola non è infatti sinonimo di qualità. Inoltre (argomento portato anche da Aidepi, ndr.) non incentiva gli agricoltori italiani a investire per produrre grano con gli standard richiesti dai pastai. A tutto svantaggio del consumatore, che potrebbe addirittura arrivare a pagare di più una pasta meno buona. E dell’industria della pasta, che con un prodotto meno buono, perderebbe quote di mercato, soprattutto all’estero».
Di parere del tutto opposto è invece Coldiretti, secondo la quale l’etichettatura di origine obbligatoria risponde all’esigenza di smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di pasta su tre contiene grano straniero senza che i consumatori possano saperlo. Il presidente, Roberto Moncalvo, aggiunge che “si tratta di un provvedimento da noi fortemente sostenuto per garantire maggiore trasparenza negli acquisti e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione”.
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