Tocca il minimino, fra luglio e settembre, secondo l’Osservatorio Cerved, il numero di società italiane protestate e migliorano nettamente i ritardi nei pagamenti. Nel trimestre sono state protestate, infatti, 10.400 imprese, in calo del 18,2% rispetto allo stesso periodo del 2015, e del 55% in confronto al massimo storico raggiunto nel 2013. L’attuale livello di criticità è anche il più basso dal 2008.

Bene anche per i tempi di pagamento: secondo i dati di Payline – il database di Cerved che monitora le esperienze di pagamento di 3 milioni di operatori – in media le aziende hanno pagato in 73,6 giorni, accumulando 14,1 giorni di ritardo rispetto alle scadenze, 2 in meno sull’anno precedente e il minimo da inizio 2012.

“I dati indicano comportamenti più virtuosi in tutti i settori e le aree del Paese, confermando la fase di consolidamento della situazione economico-finanziaria iniziata nella seconda parte del 2013 – commenta Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved –. La tendenza a pagare più puntualmente è positiva anche in aree e comparti nei quali storicamente si concentrano comportamenti meno osservanti, come le costruzioni e il Mezzogiorno, che hanno ridotto il gap”.

Il calo dei protesti è diffuso i tutti i comparti dell’economia con tassi a doppia cifra: oltre alle costruzioni (-20,4%), che tuttavia rimangono le più a rischio, la diminuzione interessa anche l’industria (-17,5%) e i servizi (-16).

Nel trimestre le fatture sono state saldate in media, come detto, in 73,6 giorni. Cresce al 47% la percentuale di imprese puntuali (45,7% nell’anno precedente) e tocca il minimo la quota di società che accumula ritardi di oltre due mesi, situazione che può sfociare in veri e propri default.

L’incidenza di imprese puntuali rimane molto maggiore tra le società più piccole: rispettano le scadenze il 47,5% della microimprese rispetto al 39,5% delle Pmi e al misero 10,3% delle grandi.