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Qual e' la giusta ricetta per Ikea Rescaldina?
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Qual e' la giusta ricetta per Ikea Rescaldina?
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Centri commerciali solo in aree dismesse, accordo di programma necessario per superfici non più da 15. 00 ma da 10.000 mq, divieto assoluto di edificare grandi superfici in aree agricole, cosa che peraltro era anche prima sottoposta a rigidissimi adempimenti: sono queste le norme che il Pirellone, a risicata maggioranza, visto il testa a testa che ha visto confrontarsi, su opposti fronti, il Pdl, favorevole alla gdo, e la Lega, nume tutelare dei piccoli commercianti. Ma potremmo anche chiamarla “moratoria reloaded”, visto che la vecchia moratoria scade fra poco più di 45 giorni, precisamente la sera del 31 dicembre, o, al limite, “legge anti Ikea”.
Perché in effetti è il prossimo centro commerciale Ikea di Rescaldina, gestito da Inter Ikea, il primo a pagare il prezzo delle nuove regole. Del resto anche l’altro shopping center, ormai pronto, quello di Villesse in provincia di Gorizia, non vive vita facile. “Le Tiare”, questo il nome del complesso da 90.000 mq, 170 negozi e 12 ancore commerciali, che comprende un negozio Ikea e un Ipercoop, dovrebbe partire a fine novembre, ma la data è incerta e messa continuamente in forse dalla spada di Damocle della burocrazia.
A Rescaldina, in provincia di Milano, come riferisce il “Corsera” si parla di 74.000 mq, di cui 22.000 destinati a Ikea e 52.000 ai negozi. Ma il progetto, che dovrebbe essere seguito da un altro molto simile, vicino a Brescia, non piace a Confcommercio Lombardia, che fa rilevare che sulla direttrice Rho- Gallarate esistono già 13 shopping center.
Inoltre, sempre secondo questa fonte, se Ikea creerà 841 nuovi posti di lavoro, l’effetto desertificazione sui piccoli commerci ne cancellerà 1085, con un saldo che mostra una perdita di 244 posti. Non solo: lo studio solleva anche perplessità di tipo ambientale, sottolineando un esagerato consumo di suolo, di circa 280.000 mq, dunque circa 4 volte le dimensioni dello shopping center. Per non parlare del previsto aumento del traffico automobilistico.
In questo modo viene messo in forse un investimento da 250 milioni. Come lo difenderà Ikea? Per il momento la risposta è indiretta, visto che la multinazionale ha affidato uno studio di ecocompatibilità all’Università di Castellanza.
Insomma una vera battaglia tra cervelloni dell’ambiente, una guerra di carte e di analisi di segno opposto, ma anche dal sapore indubbiamente politico. Polpette svedesi contro polpettoni all’italiana?
Perché in effetti è il prossimo centro commerciale Ikea di Rescaldina, gestito da Inter Ikea, il primo a pagare il prezzo delle nuove regole. Del resto anche l’altro shopping center, ormai pronto, quello di Villesse in provincia di Gorizia, non vive vita facile. “Le Tiare”, questo il nome del complesso da 90.000 mq, 170 negozi e 12 ancore commerciali, che comprende un negozio Ikea e un Ipercoop, dovrebbe partire a fine novembre, ma la data è incerta e messa continuamente in forse dalla spada di Damocle della burocrazia.
A Rescaldina, in provincia di Milano, come riferisce il “Corsera” si parla di 74.000 mq, di cui 22.000 destinati a Ikea e 52.000 ai negozi. Ma il progetto, che dovrebbe essere seguito da un altro molto simile, vicino a Brescia, non piace a Confcommercio Lombardia, che fa rilevare che sulla direttrice Rho- Gallarate esistono già 13 shopping center.
Inoltre, sempre secondo questa fonte, se Ikea creerà 841 nuovi posti di lavoro, l’effetto desertificazione sui piccoli commerci ne cancellerà 1085, con un saldo che mostra una perdita di 244 posti. Non solo: lo studio solleva anche perplessità di tipo ambientale, sottolineando un esagerato consumo di suolo, di circa 280.000 mq, dunque circa 4 volte le dimensioni dello shopping center. Per non parlare del previsto aumento del traffico automobilistico.
In questo modo viene messo in forse un investimento da 250 milioni. Come lo difenderà Ikea? Per il momento la risposta è indiretta, visto che la multinazionale ha affidato uno studio di ecocompatibilità all’Università di Castellanza.
Insomma una vera battaglia tra cervelloni dell’ambiente, una guerra di carte e di analisi di segno opposto, ma anche dal sapore indubbiamente politico. Polpette svedesi contro polpettoni all’italiana?
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