Il 2020 – tristemente segnato dall’emergenza sanitaria - non ha fermato l’amore per la pasta. Anzi. Uno studio internazionale rivela che, nel mondo, 1 persona su 4 ne ha aumentato il consumo durante i mesi di lockdown, scegliendola come piatto del cuore, buono, sano, pratico e sostenibile, proprio nel momento più difficile.

A confermare una delle immagini simbolo di inizio emergenza, quella di dispense e carrelli della spesa riempiti di pasta, è la ricerca commissionata da Unione Italiana Food e Agenzia Ice a Doxa, che ha intervistato un campione di oltre 5.000 persone in Italia, Germania, Francia, Uk, Usa. Una volta sommati questi Paesi rappresentano complessivamente più di un terzo del consumo mondiale e sono anche i primi mercati di riferimento per la pasta italiana, che ormai destina all’export il 60% della sua produzione.

La ricerca, presentata in vista del World Pasta Day, domenica 25 ottobre, spiega che la penetrazione è altissima presso tutte le popolazioni intervistate: francesi (99%), tedeschi (98%) e inglesi (95%), americani (90%), un dato incredibile, quest’ultimo, se pensiamo che gli Usa sono la patria delle diete iperproteiche.

Va detto che in queste nazioni la media pro capite è più bassa rispetto all’Italia: 9 kg all’anno negli States, 8 in Francia e Germania, 3,5 nel Regno Unito, contro i nostri 23,5. In Italia tutti mangiano pasta e circa 6 persone su 10, in ogni fascia di età e con un picco al centro-sud, la cucinano tutti i giorni.

Gli stranieri, dal canto loro, mangiano pasta in media da 1 a 4 volte la settimana, in percentuali che variano dal 56% degli americani all’85% dei francesi, passando per il 61% dei tedeschi e il 71% dei francesi. Ma 6 americani su 100 e 7 francesi su 100 la preparano tutti i giorni.

Infine, 1 soggetto su 4 (24%, con punte del 28% in Italia) ha dichiarato di avere aumentato il proprio piatto durante il lockdown. In Italia, in particolare, ad avere acquistato più pasta, durante l’isolamento forzato, sono stati soprattutto gli adulti di 35-54 anni e i residenti al Sud e nelle Isole.

Nel derby dei formati, gli italiani preferiscono la pasta corta e rigata, mentre inglesi e americani quella lunga. I tedeschi quella fresca (ripiena e non), mentre i francesi sono i maggiori estimatori della pasta corta e liscia.

Su una cosa tutti o quasi sono d’accordo: la qualità della pasta italiana non è in discussione. E infatti il made in Italy è la prima scelta nella dispensa. È la preferita per il 72% delle famiglie inglesi, il 68% di quelle francesi, il 54% di quelle tedesche e il 48% degli statunitensi.