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Natale a rischio per le maggiori economie. In Italia la perdita sarà di 1,6 miliardi

Natale a rischio per le maggiori economie. In Italia la perdita sarà di 1,6 miliardi
Natale a rischio per le maggiori economie. In Italia la perdita sarà di 1,6 miliardi

Natale a rischio per le maggiori economie. In Italia la perdita sarà di 1,6 miliardi

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Redazione

Spese di Natale in riduzione: il periodo di alta stagione, che va dal Black Friday (25 novembre nel 2022) fino a Natale, quest’anno potrebbe essere caratterizzato, nelle maggiori nazioni, da un potenziale calo di spesa di 43,2 miliardi di euro.

È ciò che emerge da un rapporto congiunto di Packlink, una delle principali compagnie di soluzioni logistiche online, e Retails Economics.

Lo studio, dal titolo "Tendenze d’acquisto nell’alta stagione", è stato condotto su 8.000 intervistati, sia consumatori, sia rivenditori, di 8 grandi economie: Australia, Canada, Spagna, Germania, Francia, Italia e Regno Unito.

Quest'anno le famiglie taglieranno gli acquisti del 13,8%, mentre gli italiani del 12,3% rispetto allo scorso anno, pari a 1,6 miliardi di euro in meno.

Queste cifre, per i soli regali, significano una spesa fino a 11,7 miliardi di euro in meno rispetto al 2021, con il Regno Unito che farà segnare le maggiori contrazioni (-22%) mentre la Germania si manterrà più stabile (-9,4%).

Le cause principali, secondo gli intervistati, sono l'aumento dell'inflazione (28,8%) e la crescente incertezza economica (18,3%). Inoltre, tra i fattori principali, c’è anche la volontà di accantonare risorse in forma di risparmio (11,6%).

L'attuale crisi continuerà ad avere un impatto di oltre un quinto (23,35%) sul costo della vita degli intervistati.

Inoltre, in Italia, 239 rivenditori (online e offline) interpellati nel sondaggio, indicano che molte aziende hanno già deciso di adottare misure per alleggerire le proprie spese. Alcune di queste si concretizzeranno in un aumento dei costi di consegna (34,7%), nell’estensione del tempo necessario per ricevere il prodotto (26,2%), nell’eliminazione dei resi gratuiti (10,1%) e nel blocco delle assunzioni di nuovi dipendenti (3,3%).

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