Le politiche volte a contrastare i cambiamenti climatici rappresentano una buona notizia per l’economia? La maggioranza degli italiani pensa sicuramente di sì: il 75% afferma che la transizione verde sarà una fonte di crescita (un dato superiore alla media dell’Ue, pari al 56%). Inoltre, sempre il 75% dei nostri connazionali ritiene che la propria qualità di vita migliorerà, con effetti positivi sugli alimenti e la salute.

Il contrasto dell’allarme climatico favorirà anche il mercato del lavoro: il 73% reputa che esso avrà un impatto netto positivo sui livelli occupazionali del Paese, perché creerà più posti di quanti ne eliminerà.

Questi sono alcuni dei risultati dell'ultima pubblicazione dell’indagine della Banca europea degli investimenti (Bei) sul clima: condotta in partnership con Bva, ha coinvolto oltre 30 000 persone, intervistate fra il 26 agosto e il 22 settembre 2021. A ciascuno dei 30 Paesi interessati corrisponde un paniere rappresentativo di soggetti.

Come muteranno gli stili di vita

Il 60% degli italiani pensa, ancora, che le politiche verdi miglioreranno il potere d’acquisto. Questo dato è, di nuovo, superiore, e di ben 22 punti, alla media dell’Unione, pari al 38 per cento.

I nostri connazionali sono consapevoli della necessità di modificare i propri stili di vita per realizzare molti obiettivi di sostenibilità: il 31% reputa che la maggior parte delle persone non possiederà più un’automobile tra 20 anni, mentre il 64% pensa che molti lavoreranno da remoto, limitando dunque l’emissione di gas inquinanti e il consumo energetico.

Infine, quasi la metà (42%) è convinta che una larga maggioranza degli individui adotterà una dieta vegetariana, mentre il 54% prevede che a ogni cittadino sarà assegnata una quota prestabilita di energia (48% la media continentale).

Nel complesso, a livello mondiale, la popolazione è, comunque, abbastanza compatta sulla possibilità che la transizione verde diventi anche un’occasione di sviluppo. Oltre la metà (56%) ritiene che sarà così, in linea con la percezione degli americani e dei britannici (57%), mentre i cinesi sono ancor più ottimisti (67%).

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