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L'accordo di Natale non piace ai sindacati di base. Supermercati a rischio il 24 e 31 dicembre?

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L'accordo di Natale non piace ai sindacati di base. Supermercati a rischio il 24 e 31 dicembre?

L'accordo di Natale non piace ai sindacati di base. Supermercati a rischio il 24 e 31 dicembre?

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Redazione

L’accordo ponte fra le associazioni del commercio, le associazioni cooperative e i sindacati (Cgil, Cisl e Uil), raggiunto il 12 dicembre (

istribuzionemoderna.info/news/rinnovo-del-contratto-commercio-accordo-ponte-di-natale-con-350-euro-in-busta-paga" target="_blank">leggi altro articolo su Distribuzione moderna) non frena Ubs, Unione sindacale di base, che annuncia ugualmente battaglia nelle giornate di oggi, 24 dicembre, e il 31 dicembre. In questo modo la Gdo rischia un parziale disservizio dalle 17 a fine turno.

In una nota del 17 dicembre, l’Unione fa rilevare che “questi protocolli arrivano nel frenetico periodo dello shopping natalizio, ma, come c'era da aspettarsi, non solo non portano doni, ma addirittura confermano la linea tracciata nei vari Ccnl già negli ultimi anni, in cui è stato lasciato ampio potere padronale con miseri riconoscimenti economici e materiali ai lavoratori.

“Se da un lato, infatti, la stipula del primo Ccnl di Federdistribuzione nel 2018, scaduto già l’anno dopo, aveva lo scopo, fra gli altri, di legittimare la flessibilità imposta ai lavoratori, dall'altro i sindacati firmatari non opponevano resistenza, svendendo il tempo e i sacrifici degli uomini e delle donne impiegati nel commercio”.

Secondo il sindacato di base il punto critico sarebbe il continuo prolungamento degli orari, fino a 24 ore ogni 7 giorni, che sarebbe funzionale soltanto agli interessi della Gdo, la quale asseconderebbe così il proprio modello multicanale, senza tenere contro del riposo dei lavoratori e senza contropartite economiche.

“Allo stesso modo – prosegue la nota - Federdistribuzione, Confcommercio e Lega delle Cooperative hanno potuto approfittare prima della crisi pandemica, e poi di quella energetica, per giustificare il mancato rinnovo, che ha lasciato i lavoratori e le lavoratrici al palo, con stipendi ancora più poveri per affrontare il rincaro del costo della vita. Un vuoto contrattuale di 3 anni che non ha visto levarsi nessuna opposizione dagli stessi firmatari e che arriva a questi protocolli senza grandi scossoni e senza fretta sui futuri rinnovi”.

Le due tranche di una tantum sarebbero, secondo Ubs’ solo “un palliativo da riparametrare per i vari livelli di inquadramento e per i part time. Le cifre spettanti ai IV livelli, ossia alla fetta più ampia dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, sono solamente di 200 euro a gennaio 2023 e 150 euro a marzo 2023”.

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