Dall’agricoltura all’allevamento, dalla distribuzione alimentare alla ristorazione: il giro d’affari complessivo annuale della criminalità dal campo alla tavola è salito a 24,5 miliardi di euro. È quanto ha affermato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, in occasione del convegno organizzato dall’Arma dei Carabinieri sul tema “Salute e Agroalimentare: dalla sicurezza più qualità”.

La criminalità organizzata – ha sottolineato Prandini – opera attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione europea e caporalato.

Ma – ha continuato Prandini – viene condizionato anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti, stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto.

Non è un caso che di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare quasi due italiani su tre (65%) , secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè ne abbiano paura perché al danno economico si aggiungono i rischi per la salute.

La contraffazione alimentare – conclude la confederazione – è un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro ai quali spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza.