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Iva atto secondo
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Iva atto secondo
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Sebbene il premier Mario Monti, al termine dell'ultimo Consiglio dei Ministri abbia rifiutato l'accusa secondo la quale la politica corrente non sarebbe orientata al semplice aumento delle tasse, piuttosto che a un più sano taglio dei costi, la mazzata dell'Iva ha colpito ancora duro. E si tratta di un'imposta destinata a deprimere i consumi e i consumatori, dunque un intero sistema: fornitori, industrie, distribuzione, più, ovviamente l'esercito degli uomini della strada. Il tutto in un clima in cui gli acquisti languono e in cui si prevede, per l'anno a venire, un calo del Pil nell'ordine dello 0,5%.
L'iva ordinaria, quella attualmente al 21%, passa, da settembre 2012, al 23%, mentre quella agevolata lievita dal 10 al 12%. Il tutto frutterà circa 40 miliardi di introiti spalmati su tre anni. Ma a che prezzo?
C'è indubbiamente di che preoccuparsi, visto che già ora il sentiment degli italiani non è certo ai massimi livelli. Secondo l'ultimo osservatorio di Findomestic, presentato a Milano venerdì scorso il 76% dei nostri connazionali ha contratto o contrarrà i consumi.
Negli ultimi 12 mesi la fascia da 24 a 59 anni, quella insomma a più elevato potere di spesa, ha ridotto i propri budget per gli acquisti delle principali categorie merceologiche: molte spese sono state rimandate nel tempo e ad altre si è rinunciato definitivamente. Fra le voci semplicemente congelate, c'è tutto l'universo delle tecnologie e della casa.
Il 25 novembre Federdistribuzione, commentando i dati Istat sulle vendite al dettaglio faceva presente una diminuzione dall’inizio dell’anno dello 0,7% analoga a quella registrata nel mese di agosto; fatto questo che, unito al costante incremento dei costi (energia, trasporto, tasse locali, ecc.), pone in difficoltà le imprese distributive. “Preoccupa in particolare il calo di tutti i settori non alimentari - fa presente la Federazione - che segnano una diminuzione dell’1,2%. Questo dato indica che vengono rimandati alcuni acquisti per dedicare le risorse disponibili ai soli prodotti estremamente necessari.
L'iva ordinaria, quella attualmente al 21%, passa, da settembre 2012, al 23%, mentre quella agevolata lievita dal 10 al 12%. Il tutto frutterà circa 40 miliardi di introiti spalmati su tre anni. Ma a che prezzo?
C'è indubbiamente di che preoccuparsi, visto che già ora il sentiment degli italiani non è certo ai massimi livelli. Secondo l'ultimo osservatorio di Findomestic, presentato a Milano venerdì scorso il 76% dei nostri connazionali ha contratto o contrarrà i consumi.
Negli ultimi 12 mesi la fascia da 24 a 59 anni, quella insomma a più elevato potere di spesa, ha ridotto i propri budget per gli acquisti delle principali categorie merceologiche: molte spese sono state rimandate nel tempo e ad altre si è rinunciato definitivamente. Fra le voci semplicemente congelate, c'è tutto l'universo delle tecnologie e della casa.
Il 25 novembre Federdistribuzione, commentando i dati Istat sulle vendite al dettaglio faceva presente una diminuzione dall’inizio dell’anno dello 0,7% analoga a quella registrata nel mese di agosto; fatto questo che, unito al costante incremento dei costi (energia, trasporto, tasse locali, ecc.), pone in difficoltà le imprese distributive. “Preoccupa in particolare il calo di tutti i settori non alimentari - fa presente la Federazione - che segnano una diminuzione dell’1,2%. Questo dato indica che vengono rimandati alcuni acquisti per dedicare le risorse disponibili ai soli prodotti estremamente necessari.
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