L’inflazione italiana migliora, ma il nostro Paese rimane ancora abbastanza indietro su scala continentale: lo dimostrano le stime di Eurostat che, per il mese di settembre, fissano una variazione media annua, per l’Eurozona, del +4,3 per cento.

La Penisola, guardando l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, è quasi a pari merito con la Francia (+5,7 contro +5,6), ma ha oltre un punto di svantaggio sulla Germania (+4,3). In coda troviamo, però, la Slovenia (+7,1) e, soprattutto la Slovacchia (+8,9).

Da notare, sempre per l'Italia, che c’è, tuttavia, uno scostamento in peggio in confronto ai dati Istat: in settembre il nostro Istituto rileva un +5,3 per cento tendenziale.

Svettano, in positivo, i Paesi Bassi, a -0,3, seguiti dal Belgio, con un +0,7, dalla Grecia (+2,4), dalla Finlandia (+3) e dalla Spagna (+3,2).

Anche nell’area euro il dato medio Eurostat (+4,3 come detto) migliora su agosto, quando i prezzi erano lievitati del 5,2 per cento.

Guardando alle principali componenti si nota che, nel continente come da noi, a mantenere in tensione la marcia inflattiva sono alimentari, bevande e tabacco (+8,8).

A molta distanza i servizi (+4,7) e i prodotti industriali non energetici (+4,2), mentre prosegue la caduta dell’energia (-4,7 conto -3,3 in agosto).

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