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Il decreto SalvaItalia mangia le tredicesime

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Il decreto SalvaItalia mangia le tredicesime

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Redazione
A quanto pare i superfortunati che prenderanno la tredicesima si ritroveranno in realtà, senza saperlo, solo 300 euro in busta paga. Infatti è stato calcolato che l’incidenza annua della manovra Monti si piazzi sui 1.200 euro a famiglia, il che, su un salario tipo di 1.500 euro, significa appunto che l’80% della gratifica è già allocato in favore del Governo.

I preconsuntivi natalizi parlano di una stagione al ribasso, con una flessione di spesa unanimemente valutata sul 2% rispetto alle festività del 2010, che già erano state abbastanza deludenti per il sistema industria-distribuzione. Non si rinuncerà però né al pranzo e nemmeno all’alimentare in genere, utilizzato largamente come regalo “povero”. Il conto più salato arriverà dunque al settore dei beni durevoli e al non-food in genere.

Non bisogna però illudersi che il food navighi in acque tanto tranquille come dimostra un comunicato diffuso da Cia sulla base di riscontri Istat, riferito al 2010.

Il 2010 – si legge nella nota - segna una battuta d’arresto della spesa per il cibo e per le bevande. Una famiglia su tre è stata costretta a “tagliare” gli acquisti alimentari, mentre 6 su 10 hanno dovuto modificare il menù quotidiano e oltre il 30% è obbligato, proprio a causa delle difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità inferiore.

Cresce, invece, la corsa alle “promozioni” commerciali che sono sempre più frequenti e verso i “discount”, che praticano prezzi più convenienti.

Sul fronte dei “tagli” -rileva la Cia- si riscontra, in particolare, che, sempre nel 2010, il 41,4% delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e di verdura, il 37 quelli di pane e il 38,5 quelli di carne bovina.

Le prime stime per la spesa alimentare nel 2011 evidenziano consumi ancora fermi, se non addirittura in calo. Al momento si registrano, sotto il profilo della quantità, flessioni dell’1,8% per la carne bovina, dell’1 per i prodotti ittici, dello 0,4 per gli ortaggi, dello 0,5 per i vini e gli spumanti, dell’1,4 per il pane, dell’1,5 per la pasta. Dovrebbero, invece, risultare in crescita le carni suine e i salumi (più 0,7), le carni avicole (più 0,5), la frutta (più 0,8), l’olio d’oliva (più 1,8), il latte e i suoi derivati (più 0,8).
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