Gennaro Galluccio, commissario incaricato della liquidazione fallimentare di Blockbuster Italia, ha conferito a Lcf (La Compagnia Finanziaria) il mandato per la messa in vendita dei 120 negozi della catena rimasti nel nostro Paese, sommersi dall'entrata in crisi del noleggio, dalla pirateria audiovisiva e dai nuovi mezzi telematici di pay per wiev (tv a pagamento e Internet).

La lenta agonia dell'insegna è cominciata circa 10 anni fa quando la casa madre americana aveva rilevato la rete degli store dal gruppo Fininvest, per poi scoprire che, tutto sommato, si trattava di un cattivo investimento, nonostante, ancora nel 2010, Blockbuster presenti una contabilità tutto sommato in ordine e un giro di affari di 85 milioni di euro.

Ora ci si interroga sul destino dei negozi e dei 700 addetti che vi lavorano. Del resto un network tanto capillare, con superfici medie di circa 300 mq, fa gola a molti, nonostante si tratti di strutture in affitto e non possedute direttamente.

Secondo "La Repubblica - Affari e Finanza", che ha lanciato la notizia, le tipologie di acquirenti possibili sarebbero almeno tre. La prima comprenderebbe società che hanno interessi simili a quelli dell'insegna americana. Il quotidiano avanza l'ipotesi di Mondo Home Entertainment, appoggiata da Investimenti e Sviluppi che di Blockbuster possiede il 16%.

Una secondo gruppo di "aspiranti" comprenderebbe realtà straniere che sarebbero interessate a sbarcare nella nostra nazione, pur operando in comparti merceologici lontani da quello dell'home video (si parla di un colosso sudafricano non precisato),

La terza ipotesi è quella di un interesse da parte di catene nostrane di grandi librerie, il cui business spazia dall'editoria su carta a quella multimediale (musica, dvd, videogame), all'informatica.

La corsa insomma è aperta e il prezzo a quanto sembra molto, molto interessante