Va bene che la Nutella è una sorta di monumento, nazionale e internazionale, ed è in testa ai sogni dei golosi di tutto il mondo, ma decisamente 375.000 euro sono un po’ troppi. Tanto è costata al gruppo Intermarché la vendita, drasticamente sottocosto, del celebre prodotto Ferrero.

A fissare la maximulta è stata la Dgccrf (Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione frodi), ente governativo che è, in pratica, l’equivalente francese della nostra Agcm con, in più, le funzioni dell’Ispettorato centrale repressione frodi.

Il caso, che trova il proprio fondamento giuridico nel divieto, Oltralpe, delle vendite sottocosto, risale a gennaio 2018, quando il gruppo, da 2.400 punti di vendita, ha deciso un taglio del 70% su un paniere di prodotti di marca, che comprendeva, oltre al brand italiano, un paniere di marchi composto anche dai pannolini Pampers e dall’acqua Perrier. Da qui in poi il caso, soggetto a varie inchieste, è stato chiamato, per antonomasia, l’Affaire Nutella.

Da notare che l’Esagono ha ribadito, nel proprio ordinamento, con la cosiddetta ‘Loi alimentation’, in vigore da circa un mese, un atteggiamento severo in fatto di rapporti fra industria, agricoltura e distribuzione.

Nel mirino del pacchetto normativo ci sono particolarmente i prezzi, che vanno stabiliti in funzione degli indicatori di costo, per evitare, fra l’altro, cessioni di lotti di alimentari a un costo troppo basso e per bloccare le promozioni entro una soglia non inferiore al 34 per cento.