C’è una ristorazione, la maggior parte, che soffre e chiude o si prepara all’inevitabile chiusura, e ce n’è un’altra che, per fortuna, si muove e apre.

È il caso dell’italiana Flower Burger, specialista dei burger vegetali, di quinoa, seitan, ceci, lenticchie, carote e altro, nonché nei contorni e nei gelati veggie, che ha costruito, a partire dal 2015, una rete di 15 fast food: 13 nel nostro Paese – da Milano a Roma, da Firenze a Palermo – e due all’estero, a Marsiglia e a Londra, dove la catena è sbarcata, a fine gennaio, presso Charlotte Street, in centro città.

E per la primavera il marchio, creato dall’imprenditore Matteo Toto, guarda alle piazze di Amsterdam e poi, di nuovo, a Milano, dove la catena è nata. A seguire altre grandi città europee, anche grazie all'apporto di Buono Ventures, specialista degli investimenti nel fuori casa e del foodservice.

Del resto, Euromonitor stima che, nel mondo, la cucina vegana, in crescita del 12% in media annua, salirà dagli attuali 200 miliardi dollari a 300 entro il 2025.

Flower Burger, che fa capo alla società Tobeme Srl, ha realizzato, prima del Covid, un fatturato più di 3,5 miioni di euro, in crescita di 15 punti.

E se questo è stato un anno orribile, nel quale il settore ha perso il 40% delle vendite, imprenditori innovativi e coraggiosi promettono di fare dimenticare l'emergenza il più rapidamente possibile.