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Ferrarini: i creditori approvano la proposta Pini e (forse) chiudono la saga

Ferrarini: i creditori approvano la proposta Pini e (forse) chiudono la saga
Ferrarini: i creditori approvano la proposta Pini e (forse) chiudono la saga

Ferrarini: i creditori approvano la proposta Pini e (forse) chiudono la saga

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Redazione

Nuovo capitolo (decisivo?) per la procedura concordataria di Ferrarini, una vicenda iniziata nel 2018 con l'oneroso acquisto di Vismara, ulteriormente appesantito dall'affaire delle banche venete.

Ieri, 10 novembre, l’azienda emiliana ha reso noto che la proposta è stata approvata dal 75% delle classi dei creditori (9 su 12) e da una corrispondente percentuale (oltre il 71,96%) dei creditori considerati nel loro complesso.

Il piano di ristrutturazione depositato prevede che, all'esito dell'omologa, subentri nel capitale gruppo Pini, primo attore nazionale nella trasformazione di carni suine italiane e re della bresaola, con Amco (Asset management company) come finanziatore di appoggio.

Pini Italia, dunque al netto della controllata mantovana Ghinzelli e delle attività estere, ha fatturato, nel 2021, oltre 248 milioni di euro, secondo Report aziende Consodata.

La ratifica, da parte del Tribunale di Reggio Emilia, dovrebbe avvenire entro la fine del 2022, ed è una tappa decisiva, come ha affermato il consulente legale dell’azienda, Sido Bonfatti: «Una volta intervenuto tale provvedimento, il concordato può essere eseguito, nonostante l'eventuale pendenza di controversie davanti ad altri Tribunali.

«A tale proposito - prosegue - la società non è allo stato a conoscenza di provvedimenti adottati sul reclamo che il creditore, che ebbe a proporre una proposta concorrente, ha presentato contro il provvedimento del Tribunale di Reggio Emilia, Tribunale che, in prossimità dell’adunanza dei creditori, fissata per maggio del 2022, ha dichiarato inammissibile per la seconda volta la proposta concorrente (di Bonterre e altri, ndr). È prossima, dunque, la conclusione di una procedura di concordato che si distingue, forse, come la più lunga di quelle che si ricordano».

Ferrarini (la società per azioni fatturava nel 2020 circa 115 milioni di euro), nonostante la lunga odissea, è un ottimo boccone. È stato il primo brimo brand italiano a produrre cotto senza polifosfati aggiunti, è una tra le più importanti realtà europee nel settore agroalimentare e propone in tutto il mondo, oltre al suo prosciutto cotto, molti alimenti simbolo del made in Italy: dal prosciutto di Parma alle diverse specialità di salumeria, accompagnate dai prodotti dell’azienda agricola di famiglia, come il Parmigiano reggiano Dop, i vini e l’aceto balsamico di Modena e tradizionale Dop.

La stessa impresa agricola, inoltre, ha convertito i vigneti a coltura bio e, dalla vendemmia 2017, i vini tipici Ferrarini si possono fregiare della denominazione “biologico”.

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