Federalimentare ha presentato a Parma, nell’ambito di Cibus Tec forum (25-26 ottobre) il suo primo rapporto sulla sostenibilità, inerente alle attività svolte nel 2021 e predisposto con il supporto di Deloitte.

Volto a illustrare l’impegno della federazione il documento elenca i principali ambiti di azione in cui la super associazione (13 associazioni di settore) si è mossa in un anno di grande rilancio, seguito dalle attuali tensioni su prezzi e materie prime, che ha mostrato, da un lato, la centralità del settore e dall’altro l’importanza di sviluppare un sistema alimentare sempre più solido e resistente.

Vacondio: il cibo non è scontato

Ha spiegato il presidente uscente (il primo gennaio gli succederà Paolo Mascarino), Ivano Vacondio: «La questione della sostenibilità non è ovviamente un tema nuovo, ma è una questione sempre più urgente, soprattutto per la nostra industria che crea prodotti di importanza primaria per le persone. Un'imprescindibilità che il 2021 e l’anno in corso ci stanno mostrando una volta di più, ribaltando completamente l’idea piuttosto comune del cibo come qualcosa di scontato.

«Lungi dall’essere un elemento ovvio – ha continuato Vacondio -, ciò che mangiamo è strettamente interconnesso con ciò che ci accade intorno. Il cibo, cioè, è una questione centrale e, proprio per questa ragione, ha senso parlare di sostenibilità. Una sostenibilità che deve essere ambientale, che è la grande sfida del nostro tempo, sociale ed economica. In questo senso è importante che coesistano istanze differenti come, per esempio, la volontà di sprecare meno possibile, la volontà di mantenere alti i livelli occupazionali e la volontà di esportare sempre di più e in sempre più Paesi. Il report che presentiamo, allora, si propone di essere il punto di partenza di un percorso che, nel tempo, può raccontare l’evoluzione della federazione dell’industria alimentare italiana attraverso la lente della sostenibilità».

Ben 155 miliardi nel piatto

Su queste basi, il documento fornisce una panoramica del settore: dai numeri dell’industria del food&beverage, alle politiche nutrizionali messe in atto, dall’attenzione ambientale alle attività formative, dalle attività fieristiche all’internazionalizzazione.

In questo contesto, l’industria alimentare, con i suoi 155 miliardi di fatturato e i suoi 385 mila addetti, può sicuramente giocare un ruolo unico.

Chiosa Franco Amelio, Deloitte sustainability leader. «Per le aziende è essenziale ormai dotarsi di una strategia climatica, sia nel breve, sia nel lungo termine, la quale deve tenere conto degli aspetti ambientali, economici e sociali e declinarsi in obiettivi concreti in termini di metriche, processi e rendicontazione».