Cosa succede nei centri commerciali italiani in tempi di seconda ondata e cosa pensano i loro manager? Lo abbiamo chiesto a Gaetano Graziano, vicepresidente di Adcc, l’Associazione direttori centri commerciali che raggruppa i responsabili dei maggiori shopping center d’Italia.

“Se è vero che il nuovo Dpcm 24 ottobre, in vigore dal 26 ottobre al 24 novembre, ci ha risparmiato la chiusura nei fine settimana, che rappresentano, in certi casi, il 50% degli incassi, è altrettanto vero che, dal lockdown primaverile a settembre le affluenze non sono più tornate al 100 per cento. Di questo non ci possiamo lamentare, visto quello che è accaduto in altri settori del commercio, ma sicuramente il clima attuale non farà bene”.

Intende dire? “Le persone hanno paura, giustamente, per carità, ma – prosegue Graziano – una normativa che ferma la ristorazione, food court comprese, alle 18, esercita un’azione dissuasiva sugli spostamenti e le uscite, aumentando di sicuro il livello di allarme con inevitabili ricadute su moltissime attività di vendita”.

Adcc ha commissionato alla società Urbistat un sondaggio fra i propri associati. Quali i risultati? “La perdita di frequenza, in estate si è attestata intorno al -20 per cento. Questo ci dice, in positivo, che comunque, dopo il primo lockdown, la clientela è tornata e ha ripreso costantemente fiducia. Insomma, prima della cosiddetta seconda ondata lo scenario era in buona evoluzione, anche perché il sistema degli shopping center ha lavorato in modo molto professionale sul versante della sicurezza, dove ha investito su maggiore vigilanza, rilevamento della temperatura, sorveglianza del distanziamento e sull’uso delle mascherine… Tutto questo ha rassicurato la gente che, del resto, ha capito che il centro commerciale è talmente grande da rendere molto rari gli assembramenti, assembramenti sui quali, comunque, nel caso, sarebbe intervenuto il personale di vigilanza per ristabilire un flusso corretto”.

E oggi? “Oggi, come tutti, non possiamo che fare il nostro dovere, fare rispettare le regole e sperare che questo momento passi il più presto possibile, per evitare che i nostri visitatori si orientino, ancora di più e come hanno già fatto, su possibili alternative, come l’e-commerce”.