Un anno di vendite che si chiude con un calo del 30% rispetto al 2019 per le attività presenti nelle gallerie dei centri commerciali: è questa la contrazione registrata, nel 2020, dall’Osservatorio del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc), realizzata su un campione rappresentativo di strutture associate: 233 per un totale di 8.534 negozi.

Un dato che il Consiglio legge come atteso e inevitabile, considerando che, per ben 10 mesi, a partire da marzo 2020, il settore ha dovuto scontare chiusure totali o parziali, oltre al divieto di apertura nei week-end in alcune Regioni, che rientravano nei provvedimenti governativi emanati per contrastare l’emergenza Covid-19. Divieto che permane, nonostante il passaggio della maggior parte dell'Italia in zona gialla a partire dal primo febbraio.

Per poter fornire un quadro significativo e non falsato dal trend - già di per sé anomalo e di assoluta eccezionalità che ha caratterizzato il 2020 -, l’analisi confronta i due periodi (2020 vs 2019) includendo solamente i negozi che, nell’ultimo anno, sono rimasti aperti per almeno 10 mesi.

L’elemento che emerge è che tutte le categorie merceologiche hanno registrato evidenti flessioni delle vendite, seppure con performance diverse: la ristorazione segna il punto più basso con un -45,8%, seguita dall’abbigliamento e calzature (circa -34,5%), da attività di servizio (-33,9%), servizi sanitari e alla persona (-30,9%), cultura e tempo libero (-29,1%), beni per la casa (-15,9%) ed elettronica di consumo (-13,5%).

Le chiusure imposte durante i weekend, a partire dal mese di novembre, hanno contribuito a una contrazione dei fatturati che, in tale mese, è stata pari al 49%, con un impatto maggiore su ristorazione (-69,5%) e scarpe e vestiti (-63,9).

Sempre con riferimento al mese di novembre, se si considera il trend di ingressi dei visitatori, si registra una caduta del 52,7%, addirittura più marcata rispetto al ripiegamento dei fatturati.

La rilevazione dei flussi evidenzia non solo le conseguenze delle restrizioni durante i weekend, ma anche l’impatto della chiusura di cinema e attività per il tempo libero, chiusura che limita pesantemente gli accessi nella seconda metà della giornata, generando un disequilibrio economico anche sui punti vendita.

“Si tratta di dati che rappresentano con chiarezza gli effetti negativi delle misure restrittive imposte dalle autorità per fronteggiare l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 e, di conseguenza – commenta il Cncc -, dimostrano la reale e urgente necessità di misure di sostegno, specifiche e significative, per gli operatori dei centri commerciali, con particolare riferimento alle attività a conduzione familiare, il cui equilibrio economico è maggiormente a rischio, considerato anche il prolungamento delle misure restrittive dei primi mesi del 2021. In assenza di tali ammortizzatori, infatti, si potrebbe assistere, già nel breve periodo, a rilevanti e inevitabili conseguenze sull’occupazione, stimabili in una riduzione del 20% dell’attuale forza lavoro diretta e indiretta, pari ad almeno 100.000 persone”.