Alla mezzanotte di oggi, 31 gennaio, scatta l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Quasi impossibile dire cosa succederà, visto che tutto dipende dai successivi negoziati fra Londra e l’Ue e dagli 11 mesi previsti per la transizione.

C’è gravissima preoccupazione fra i nostri industriali e, a esprimerla, per il settore food, è il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio: "Il Regno Unito – spiega - rappresenta il quarto mercato del food and beverage italiano ed è troppo importante per noi, per essere ostaggio di una Brexit affrettata".

"Alle minacce già presenti, come l'embargo russo e i dazi Usa - continua il presidente - non può aggiungersi anche quella causata dalla Brexit: bisognerà tentare di eliminare ogni tipo di tensione, prima fra tutti quello dettato dal tempo.

“Per questo – prosegue - chiediamo già da ora un prolungamento del periodo di transizione invece della sciagurata possibilità di ritrovarci con regole approssimative e penalizzanti che nuocciono tanto al nostro settore, quanto ai consumatori inglesi".

Una richiesta, quella di Federalimentare, basata su un dato storico: per chiudere il Ceta, l'accordo con il Canada, l'Unione Europea ha impiegato 7 anni: “A questo si aggiunga il fatto che gli accordi che l'Unione Europea dovrà stringere con il Regno Unito saranno circa 300, tutti importanti e strategici per i nuovi equilibri che si andranno a creare. Non possiamo permetterci alcun tipo di superficialità".