Rallentamento delle vendite, crescita dei costi di produzione, riduzione della spesa per i beni di consumo: a delineare questo scenario è l’ultima edizione dell’Osservatorio congiunturale di Centromarca, redatto semestralmente, in collaborazione con Ref Ricerche, sulla base di un’indagine svolta sui manager di circa 200 industrie di marca, alimentari e non alimentari, aderenti all’associazione.

Se si guarda agli ultimi tre mesi (gennaio/marzo 2022) il 48% degli intervistati dichiara che le vendite sono ‘aumentate’ o ‘molto aumentate’, ma il dato è nettamente inferiore al 60% ottenuto nella precedente edizione dell’Osservatorio (settembre 2021).

Rimane costante, al 24 per cento, la quota di coloro che non riscontrano particolari variazioni.

Le previsioni dei prossimi sei mesi segnalano, sempre per le vendite, un ridimensionamento: solo per il 33% ‘aumenteranno’, contro il 43% registrato nello scorso autunno.

Inoltre, l’Idm guarda con preoccupazione alla crescita dei costi unitari di produzione, determinata dalle forti tensioni presenti sulle materie prime. Quasi tutti gli interpellati (98%) indicano una dinamica superiore al due per cento.

In particolare, rincari superiori al 5% sono attesi per l’energia (49% delle aziende), le materie prime (47%), gli imballaggi (46%) e i trasporti (40%). E, per il 65% del campione, la bolletta energetica farà che aumentare.

Prezzi e domanda: le industrie di marca hanno limitato la traslazione degli incrementi di costo sui prezzi al consumo. Sebbene il 58% segnali variazioni che superano il 2%, il 39% dichiara di avere mantenuto invariato il listino dei prodotti.

Tenendo conto della dinamica dei costi e delle prospettive dei ricavi, il 46% delle aziende ipotizza una contrazione dei profitti superiore al 4 per cento, il 47% prevede sostanziale stabilità e solo il 7% una crescita superiore a quattro punti.

Per quanto riguarda la dinamica della domanda - dati l’andamento dell’inflazione e il quadro economico - il 77% degli intervistati indica che nel 2022 gli italiani ridurranno la spesa in beni di consumo, mentre il 21% ritiene che i livelli resteranno costanti.

«La drammatica crisi ucraina amplifica l’effetto combinato della pandemia e delle tensioni sui prezzi di materie prime e beni energetici - sottolinea Roberto Bucaneve, direttore di Centromarca -. Il risultato è una serie di comportamenti di spesa più prudenti. Le strategie delle industrie devono quindi confrontarsi con rilevanti incrementi dei costi di produzione e con l’incertezza legata alla capacità del mercato di assorbire aumenti dei prezzi in linea con la dinamica dei costi».