Vendite al dettaglio: regge solo il discount
Vendite al dettaglio: regge solo il discount
- Information
La crisi del commercio al dettaglio non si ferma.
Nel 2016 il settore ha registrato, rispetto al 2010, una diminuzione delle vendite di circa 7,7 miliardi, oltre 300 euro di spesa in meno per famiglia. Ma la perdita non è equamente divisa tra le varie forme distributive: a crollare sono infatti soprattutto le vendite dei negozi della distribuzione tradizionale, diminuite di 6,9 miliardi in sei anni. È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio economico Confesercenti, basata sull’elaborazione dei dati sulle vendite del commercio al dettaglio Istat.
Un po’ meglio va alla grande distribuzione, che limita il calo complessivo all’1,2%. Ma a tenere su il dato sono i generi alimentari nei discount: spostando l’analisi sui due macrocomparti merceologici food e non food, infatti, emerge anche per la Gdo, una contrazione rilevante (-6,5% per circa 3,1 miliardi in meno) per i prodotti non alimentari. Tuttavia, indagando la tipologia distributiva, è chiaro che, anche qui, sono stati i soli discount a incrementare, mentre gli altri esercizi, a prevalenza food, registrano variazioni negative. Segno evidente di uno spostamento del consumatore verso il risparmio.
A parte le vendite di cibo e bevande, che però crescono solo dello 0,1%, tutte le altre voci appaiono negative. Perfino quella relativa a farmaci e prodotti terapeutici, un tempo giustamente ritenuta incomprimibile, ma che in questi sei anni ha registrato una flessione del 7,4%. Ma a perdere più di tutti sono libri, giornali, riviste e cartoleria, che registrano una contrazione del 15,6%.
Picchi negativi anche per gli elettrodomestici, in discesa del 10,4%, e dei prodotti moda: abbigliamento e pellicceria scendono del 7,9%, mentre le calzature e pelletteria lasciano sul campo il 7,5%. E pure le nuove tecnologie sono al palo: l’informatica e la telefonia mostrano una flessione del -12,6%.
“Durante questi anni di crisi – spiega Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti – la recessione e i cambiamenti nei comportamenti di spesa delle famiglie hanno fatto sì che si riducessero molto le vendite del commercio in sede fissa e si mettesse in atto una redistribuzione interna delle stesse. Oltre la crisi, ha pesato certamente l’accresciuta incidenza dell’e-commerce, ed è sempre più probabile che il futuro sia caratterizzato da una fase di concorrenza fra le varie reti distributive: grande distribuzione, distribuzione tradizionale e commercio online, con la vittoria finale delle imprese che riusciranno ad ‘ibridarsi’ meglio”.
Ti è piaciuto l'articolo?
Iscriviti alla newsletter e non perderti gli altri aggiornamenti.