di Emanuele Scarci

«Non potevo continuare a guidare un gruppo il cui consiglio di amministrazione intendeva dilazionare di un anno scelte contenute in un piano industriale votato all’unanimità. Il 2024 sarà un anno complicatissimo e non mi sembra il caso di renderlo ancora più difficile. Non amo le mezze misure, è più forte di me. E così per la mia azienda ho scelto di prendere una via diversa da quella di Realco. Fra qualche settimana vi farò sapere»: così Donatella Prampolini Manzini, dimissionaria da presidente ed amministratrice di Dit – Distribuzione Italiana e di Realco.

Realco, di cui fa parte l'azienda di Prampolini Manzini, è operativa con 170 negozi, in particolare in Emilia-Romagna ma anche con vari pdv in Lombardia, Liguria, Toscana e Marche. I supermercati hanno insegna Sigma ed Economy, i discount Ecu.

Le super centrale

Dit dichiara una rete di 900 punti vendita e per il 2022 ha realizzato un fatturato alle casse di circa 3,3 miliardi di euro e una quota di mercato del 4,4% nel format di prossimità che rappresenta la parte core dell’azienda. La centrale dichiara una quota della Mdd dell'11.5%, due punti in più rispetto al 2021 e in linea con il percorso verso l’obiettivo fissato al 18% entro il 2025.

Della centrale Dit fanno parte 10 gruppi distributivi: Realco, Consorzio Europa, Cedi Sigma Campania, San Francesco, Distribuzione Sisa Centro Sud, Sisa Sicilia, Supercentro, Europa Commerciale, Lombardi & C. e Le Delizie del Sud.
Prampolini Manzini riveste la carica di vice presidente di Confcommercio, con delega alle relazioni sindacali.

Scelte difficili ma necessarie

«Le dimissioni sono state un fulmine a ciel sereno per il Cda, ma ci meditavo da tempo - aggiunge Prampolini Manzini -. Avevo un progetto preciso ma il Cda si è tirato indietro. Non ci sono state discussioni o liti. In questo periodo però non si può essere attendisti e dilazionare le scelte per pensarci».

Su quali punti del piano industriale si sono divaricate le posizioni? «E’ una cosa complicata da spiegare. Ma su questi punti sto lavorando e negoziando per la mia azienda (22 pdv di cui 12 di proprietà ndr). In generale, attribuisco alla centrale un ruolo di servizio più che di fornitore di merci. Sono fermamente convinta che la distribuzione organizzata debba fare delle scelte, anche di tipo aggregativo per fare massa critica ed evitare le duplicazioni di funzioni. Se non le fa, rischia di andare fuori mercato».