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Osservatorio Findomestic: cresce la dimestichezza con tecnologia e e-commerce

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Osservatorio Findomestic: cresce la dimestichezza con tecnologia e e-commerce

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Fabio Massi

Gli italiani, pur preoccupati dalla situazione sanitaria (il 47% lo è molto), sembrano essere già con la testa al dopo ed è l’impatto sull’economia dell’emergenza Covid-19 a provocare la maggiore apprensione: oltre il 60% si dichiara molto preoccupato per quest’aspetto.

E’ quanto emerge dal focus mensile dell’Osservatorio Findomestic sui consumi realizzato in collaborazione con Eumetra.

Se da un lato la quarantena per 6 italiani su 10 rappresenta l’occasione di trascorrere più tempo con i propri familiari, dall’altro la convivenza forzata aumenta, secondo il 40% degli intervistati, le tensioni. Un aspetto sottolineato specialmente dai più giovani e dai disoccupati. il lockdown – registra la società di credito al consumo del gruppo BNP Paribas - impatta anche sulle abitudini di consumo: il 42% del campione consumando meno riesce a risparmiare di più, per il 15% accade invece il contrario, ossia si finisce per spendere più del solito.

Le restrizioni adottate per l’emergenza sanitaria hanno comportato per il 95% del campione drastici cambiamenti nelle modalità di lavoro, una percentuale che a fine febbraio era al 62%. Escludendo chi ha dovuto interrompere o ridurre molto la propria attività (44%), il 26% ha dovuto recarsi comunque al lavoro, pur prendendo le dovute cautele; il 24% invece ha adottato lo smart working, e l’esperienza del lavoro da casa è ritenuta soddisfacente dall’84% del campione.

Uno dei problemi principali provocati dalla clausura forzata è quello della spesa: più di metà delle famiglie ha aumentato la scorta di prodotti alimentari in dispensa, il doppio rispetto a fine febbraio scorso. In particolare, l’11% dichiara di fare scorta mentre il 42% di aver aumentato gli acquisti solo su alcune specifiche categorie di prodotti.

Secondo il 31% maggiori offerte potrebbero favorire il consumo e a pensarla così sono soprattutto i più giovani, che hanno meno disponibilità economiche. Per il 24% degli intervistati, soprattutto gli over 55 meno avvezzi alla spesa online, sarebbe utile una riorganizzazione dei punti vendita.

La necessità di stare in casa ha reso ancora più intensivo l’utilizzo della tecnologia e del web non soltanto per la spesa online. Se la metà del campione (51%) ha proseguito nel già massiccio uso che ne faceva prima, il 47%, soprattutto donne, ne ha decisamente aumentato l’impiego. I dispositivi tecnologici e la rete servono prevalentemente per la raccolta di informazioni (29%), essenziali in questo momento, e le attività di relazione sociale (28%) e di intrattenimento, quasi impossibili da gestire in altro modo: sono sempre più diffuse, infatti, le videochiamate di gruppo e la visione di film o serie TV. Il 19% fa, invece, uso della tecnologia per l’e-commerce.

L’e-commerce, anche per le restrizioni governative si concentra sui beni di prima necessità: cibo e detergenti per la casa e per la persona, acquistati da circa il 40% del campione che ha acquistato su Internet. Tre su 10 hanno invece fatto ricorso al web per acquistare attrezzature per il fai da te, libri ed e-book, due delle soluzioni più gettonate per ingannare il tempo in una situazione di reclusione forzata. Per la stessa ragione, in percentuali rilevanti, si acquistano online in queste settimane anche prodotti informatici (20%), abbonamenti per la pay TV (20%), cellulari (17%), console (14%) e TV (13%). C’è anche un 20% che dichiara di aver acquistato su internet elettrodomestici.

Ma cosa succederà dopo l’emergenza? Per la larghissima maggioranza (84% degli intervistati) qualcosa dovrà cambiare per forza. Secondo la metà del campione ci sarà una maggiore attenzione ai temi della salute ed una riscoperta delle relazioni personali.

Un’eredità la lascerà anche la, sia pur forzata, maggiore dimestichezza con la tecnologia, sia sul piano del lavoro – con un presumibile aumento dello smart working (per il 32% degli intervistati) – sia su quello delle relazioni sociali (20%): certo sarà sempre meglio uscire, ma verrà tenuta molto più presente la possibilità di una videochiamata. E se il 19% è convinto che, anche al termine del lockdown, continueremo ad acquistare on line, il 29% ritiene invece che riscopriremo il piacere di recarci sul punto vendita fisico.

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