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Caffè Borbone frenato dall’impennata del caffè crudo: in 9 mesi più ricavi e meno margini

Caffè Borbone frenato dall’impennata del caffè crudo: in 9 mesi più ricavi e meno margini
Caffè Borbone frenato dall’impennata del caffè crudo: in 9 mesi più ricavi e meno margini

Caffè Borbone frenato dall’impennata del caffè crudo: in 9 mesi più ricavi e meno margini

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

L’impennata del caffè crudo sui mercati internazionali sgonfia le ruote a Caffè Borbone.

Nei primi 9 mesi del 2002 i ricavi della torrefazione napoletana aumentano del 3,3% a circa 193 milioni di euro, il Margine operativo lordo scivola del 28% a 48 milioni, assestandosi su un’incidenza del 25% (dal 33% nel 2021).

L’azienda guidata dal fondatore Massimo Renda annuncia “un balzo del 46% nella presenza nel canale grande distribuzione, tassi di sviluppo molto superiori rispetto alla media del mercato del mono-porzionato, stimato da Nielsen in crescita del 9%. In virtù di questi eccellenti risultati, nel mese di settembre Caffè Borbone sale al secondo posto nella classifica delle vendite di caffè mono porzionato nel canale Gdo, superando per la prima volta Nestlé”.
Caffè Borbone segnala anche la crescita all’estero del 40% pur non specificando il peso sul fatturato globale.

Caffè crudo bollente

L’azienda attribuisce l’erosione del margine principalmente al costo delle materie prime, solo parzialmente ribaltato sul cliente finale. Sulla marginalità hanno inciso anche i rincari del carburante, che hanno portato ad un aumento dei costi di trasporto di 2,5 milioni, e il balzo dell’energia elettrica (+3,4 milioni).

Dopo il rally dei primi 9 mesi, ora le quotazioni sono in netto ribasso rispetto ai picchi dell’anno sia per l’Arabica (-33%) che per il Robusta (-23%). Un sollievo per le aziende che non dovranno scaricare tutti gli aumenti sullo scaffale.
Caffè Borbone è uno dei big del caffè in capsula e delle cialde compatibili, ma con un rapporto qualità/prezzo favorevole. E’ tra i più venduti sulle piattaforme come Amazon e quelle specializzate. La società di Caivano è inoltre coinvolta nel vending, inteso come caffè in chicchi per i distributori automatici, che rappresenta il 15% del fatturato. E’ in questo segmento è tra i principali operatori, insieme a Lavazza, Gimoka e Covim.

Caffè Borbone è controllato per il 60% da Italmobiliare: la finanziaria della famiglia Pesenti ha rilevato il pacchetto nel 2018 per 140 milioni. Il restante 40% è detenuto da Renda.

Il risiko del caffè

Il fondo d’investimento di Italmobiliare prima o poi dovrà cedere la partecipazione. E potrebbe non essere un problema visto il processo di concentrazione aziendale in atto nell'intero settore. Qualcuno lo ha paragonato a quello vissuto nell’industria globale della birra.

Recentemente in Italia, Caffè Musetti ha acquisito Bonomi, Melitta il Caffè Corsini, il fondo francese Rhone Capital ha rilevato il 20% di illycaffè, Massimo Zanetti (Segafredo) la pugliese Saicaf, Dea Capital ha acquistato Caffè Cellini e la calabrese Caffè Mauro, controllata dal fondo Holding Capua Investments, si è fusa con la valtellinese Gimoka.
L’anno scorso, Coca-Cola ha messo in portafoglio una call option per salire fino al 49% della torinese Caffè Vergnano, con la facoltà di nominare il direttore finanziario, dire la sua sulla nomina e sulla rimozione dell’amministratore delegato, esercitare il diritto di veto su diverse decisioni del Cda, compresa la stipula di contratti di vendita o distribuzione.

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