di Emanuele Scarci

Prezzi bollenti per la pasta, ma l’alimento base della dieta italiana guadagna volumi. Nei primi 9 mesi dell’anno, le vendite di pasta secca nella distribuzione moderna sono cresciute del 23% a valore e dell’1% a volume. Il prezzo medio è balzato del 22% a 1,75 euro al Kg.

“Nonostante gli aumenti consistenti, per le famiglie la pasta rimane l’alimento più economico - osserva Giuseppe Ferro, ad e comproprietario del Pastificio La Molisana -. Infatti con l’inflazione a due cifre, le vendite di pasta aumentano in Italia e in tutto il mondo. Non c’è alternativa alla pasta”.
Sul fronte competitivo, a settembre Barilla rimane leader con circa un quarto del mercato a volume, ma lascia sul campo il 5%: probabilmente il consumatore non ha valorizzato il passaggio di Parma alla pasta con grano 100% italiano, anche se questo ha fatto rimbalzare il prezzo, fino a meno di 20 cent/kg dal player premium più conveniente. A ciò si aggiunga la partenza lenta di Barilla trafilata al Bronzo (fascia superpremium, pacchetti da 400 gr.) che, forse, paga lo scotto di un prezzo in assoluto più alto (3,25 euro/Kg), dopo Alce Nero.
Nella fascia standard, colpo d’acceleratore di Divella che va oltre la quota dell’11%. La Molisana si conferma il Marcell Jacobs della fascia premium con una quota a volume vicina all’8,5%, alle spalle di una De Cecco più debole e prima di Garofalo (in grande spolvero, +10%), Rummo e Voiello. Tra gli emergenti, da segnalare Pasta Armando che va oltre il raddoppio dei volumi e raggiunge mezzo punto percentuale di quota di mercato. Infine, performano anche le private label che raggiungono una quota del 15%.

Ripartiamo da La Molisana, sempre pimpante, e che dieci anni fa è stata rilevata dalla famiglia Ferro dopo un doppio fallimento. Secondo le stime, nei primi 9 mesi dell’anno la quota a volume del brand molisano cresce di oltre il 6%. “In realtà la crescita sarebbe stata del 20% se non avessimo avuto limiti di capacità produttiva - obietta Ferro -. Procediamo col freno tirato, ma siamo quasi fuori dal tunnel. Abbiamo appena ultimato l’investimento per aumentare la produzione e il 5 dicembre avvieremo la nuova linea di pasta lunga mentre intorno a metà febbraio avvieremo la nuova linea di pasta corta”.

Oggi contate su una capacità produttiva di 600 tonn/giorno e 10 linee produttive. A febbraio quale sarà la situazione?

Avremo una produzione aggiuntiva di 50 mila tonnellate e con 220 mila tonnellate di capacita produttiva complessiva potremo finalmente esprimere tutte le nostre potenzialità.

Finora La Molisana, big della pasta premium, si è distinta per un prezzo fra i più convenienti nella sua fascia. Cos’è successo dall’inizio dell’anno?

Siamo quelli che hanno ritoccato di più all’insù il listino prezzi, ma rimaniamo i più performanti. E sono convinto che nel 2023 avremo vendite molto superiori a quest’anno. Poi consideri anche la spinta nella pasta integrale, siamo il player numero 2, alle spalle di Barilla. Inoltre, lo scorso ottobre la nostra quota di mercato è passata dal 16 al 16,6%. Una performance che ci inorgoglisce.

Ora i prezzi dell’energia sono calati, ma quale sarà la bolletta di La Molisana nel 2022?

Nonostante il calo parziale, l’energia rimane un problema serio. Prima dello choc pagavamo 3-4 milioni di bolletta, per quest’anno abbiamo una proiezione di una trentina di milioni. Tantissimo, ma sempre meglio dei 45 milioni nel periodo in cui il gas aveva raggiunto il picco di 340 euro a megawattora.

Quale sarà il fatturato di quest’anno?
Come gruppo staremo intorno ai 370 milioni di euro. La sola Molisana genera circa 250 milioni, a cui vanno aggiunti 15-20 milioni delle Semolerie Molisane e un centinaio della società di trading.