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FederBio tutela le imprese oneste del bio italiano

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Fabio Massi

In relazione all’inchiesta di un’associazione animalista sulla produzione di uova andata in onda il 10 ottobre scorso in un servizio televisivo del Tg1 dal titolo “La truffa Bio”, la Federazione prende le distanze dai comportamenti e dalle pratiche evidenziate nel corso del servizio televisivo e chiede di fare chiarezza sulla vicenda che coinvolge alcuni allevamenti di un'azienda dell'Emilia Romagna.

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Al fine di garantire il vero benessere animale attraverso metodi di zootecnia biologica certificata, FederBio ha avviato già nel 2016 uno studio per un nuovo approccio di conformità degli allevamenti biologici, diventato nel 2018 lo standard “High Welfare”, basato sulla consapevolezza che serve una reale coerenza e aderenza ai principi e alle normative vigenti da parte degli allevamenti bio.

«Le immagini mandate in onda dal TG1 nell’edizione serale del 10 ottobre - ha dichiarato Paolo Carnemolla, Coordinatore Unità di crisi FederBio -, riferite a un allevamento di galline ovaiole sono inaccettabili e lontane dai principi e dalle norme stabilite a livello europeo e nazionale per la certificazione biologica, come correttamente viene affermato anche nel servizio. Dalle notizie disponibili l’azienda in questione non ha ancora l’allevamento certificato biologico ma solo i terreni, dunque quanto denunciato si potrebbe configurare come una vera e propria frode».

«È necessario - prosegue Carnemolla - chiarire immediatamente la posizione effettiva dell’allevamento nel sistema di certificazione dei prodotti biologici da parte dell’organismo di certificazione che l’azienda ha scelto e che opera quale incaricato di pubblico servizio per conto del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Da tempo FederBio si è impegnata, anche con la collaborazione dell’organizzazione no profit Compassion in World Farming (CIWF), per la messa a punto di un disciplinare che interpreti correttamente le normative sull’allevamento biologico, in particolare per quanto riguarda il benessere animale».

«FederBio ha inoltre chiesto ai Ministeri competenti di attivare un tavolo di lavoro affinché questa non rimanga un’iniziativa privata, ma diventi un elemento distintivo di tutto l’allevamento biologico italiano. Ben vengano quindi le denunce delle associazioni animaliste che richiamano l’attenzione sulla necessità di garantire un rigoroso rispetto delle normative che sono dietro il logo europeo dei prodotti biologici. Riteniamo indispensabile il massimo rigore nei confronti di chi non rispetta e non fa rispettare le regole, tradendo la buona fede pubblica a tutela di chi produce vero biologico e del consumatore», conclude Paolo Carnemolla.

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