Esselunga, lo spot su “La pesca” e il finto moralismo di massa

Esselunga torna in televisione e presenta una nuova campagna, o meglio una narrazione che vuole emozionare, ponendo l’attenzione sulle persone, sull’unicità e semplicità del quotidiano.

br>

“Non c'è una spesa che non sia importante": è questo il messaggio intorno al quale è costruito il racconto che, nella forma di un cortometraggio dal titolo "La pesca", è stato trasmesso per la prima volta ieri sera sulle principali reti televisive. E in poche ore è entrato nell’occhio del ciclone. Il filmato dura due minuti e utilizza il linguaggio del cinema per raccontare la vicenda di una bambina, figlia di genitori separati, che al supermercato ‘scappa’ dalla mamma per andare a scegliere – con grande attenzione - una pesca. Quando, più tardi, la piccola sale in auto con il padre, gli regala il frutto, fingendo che sia stata la mamma a comprare la pesca per lui.

C’è chi polemizza con la scelta di strumentalizzare le emozioni di una bambina, i cui genitori non stanno più insieme. E c’è chi, invece, esalta il coraggio di affrontare un tema così delicato dal punto di vista dei piccoli. Certo è che, dopo anni di pubblicità basate su storie di famiglie felici, nonni amorevoli e coppie innamorate come il primo giorno dopo decenni di matrimonio, la scelta fatta da chi ha curato l’ultimo spot di Esselunga è quantomeno dirompente e realistica (considerata l’impennata di separazione e divorzi nell’ultimo decennio). Chi si indigna forse non è mai stata una bambina che soffre perché i genitori non stanno più insieme e pensa come fare, ingenuamente, per farli riappacificare. È di una dolcezza incredibile. Per una volta sarebbe bello che abbandonassimo i finti moralismi di massa riconoscendo semplicemente che Esselunga è riuscita perfettamente nel suo intento, quello di emozionare.

Stefania Lorusso