EcorNaturaSì: dopo il boom del 2020 ricorre alla cassa integrazione. Pesano i costi di aggregazione
EcorNaturaSì: dopo il boom del 2020 ricorre alla cassa integrazione. Pesano i costi di aggregazione
- Information
di Emanuele Scarci
“Siamo tornati alla normalità.
Il 2021 è stato leggermente peggiore del 2020 ma un po’ meglio del 2019. Quindi, alla fine, siamo cresciuti”: così il presidente della catena specializzata in bio food EcorNaturaSì, Fabio Brescacin, in un’intervista rilasciata a dicembre a Distribuzione Moderna Magazine.
Con il ritorno alla normalità anche della concorrenza della grande distribuzione, è aumentata la necessità di guardare al bilancio e razionalizzare la gestione aziendale. Oggi la notizia è la cassa integrazione per 392 dipendenti, di cui 230 operativi nel polo trevigiano di San Vendemiano, il principale stabilimento del gruppo dei cinque, di cui due a Verona, uno a Bologna e uno a Torino.
Il business del biologico in Italia ha rallentato rispetto al passato, ma vale circa 5 miliardi e cresce ancora a una cifra. Le prospettive rimangono positive grazie alla maggiore sensibilità dei consumatori e al Green deal europeo.
Il gruppo EcorNaturasì conta anche su una rete commerciale di 330 punti vendita a insegna NaturaSì. Ecor è invece un marchio che comprende oltre 400 prodotti bio, tra cui cereali, legumi, semi, frutta secca e prodotti freschi.
Il peso degli investimenti
EcorNaturaSì ha sempre avuto una gestione industriale attiva, ma gli ammortamenti per le aggregazioni hanno mandato in rosso il conto economico. Nel triennio 2018/20 gli utili operativi sono stati più di 27 milioni ma le perdite nette sono ammontate a circa 45 milioni (dati Mediobanca).
Nel 2020 i ricavi di EcorNaturaSì sono balzati del 18,6% a 470 milioni di fatturato, con un utile operativo di 14 milioni ma una perdita netta di 13 milioni, come l’esercizio precedente. I debiti finanziari lordi ammontavano a 116 milioni (dati Mediobanca).
Perché il ricorso alla cassa integrazione? Dal quartier generale hanno spiegato che il rosso di bilancio è legato agli avviamenti da aggregazioni aziendali, da qui la necessità di ridurre i costi e rivedere l’organizzazione generale.
In realtà la ristrutturazione era partita già dal 2018, insieme a qualche dissapore nella governance. Tanto che Renzo Rosso, patron di Diesel, decise di cedere il suo pacchetto del 26% agli altri azionisti e di puntare su Cortilia. Azionista di riferimento di EcorNaturaSì è la trevigiana Ulirosa, salita dal 38 al 48%; Ulirosa è controllata da Ariele Holding di proprietà della fondazione no-profit “libera fondazione antroposofica Rudolf Steiner“.
Ti è piaciuto l'articolo?
Iscriviti alla newsletter e non perderti gli altri aggiornamenti.